26 Aprile 2024

Nessuno dimentica, la ferita e le immagini sono ancora impresse in tutti i cittadini irpini ed italiani. In quel 23 novembre  del 1980 furono 3000 i morti e gran parte del patrimonio edilizio e storico crollato.
La testimonianza che la nostra redazione riporta è quella del Presidente del Movimento Irpino per il Bene Comune Elena Iannaccone che viveva nel cuore antico della citta’ di Avellino; “sembrò fermarsi il tempo e una nuvola di polvere riempì il cielo; i palazzi non esistevano più e le strade si presentavano con enormi crepe in terra” ci racconta, poi prosegue con altri particolari, “La Torre dell’orologio si spezzó in due e si abbatté come ormai il declino e la fine di tutto su un popolo pieno di grido pianto e terrore.

Ricordo poi che le crepe del dolore improvvisamente generarono una straordinaria fratellanza e umanitá; il senso si comunità ci ha aiutato a soppravvivere nel tempo”.
A darci ninfa vitale fu la visita del Presidente della Repubblica Pertini, che si dimostrò sensibile ed attento e ci trasmise la forza e la voglia di ricominciare tutto”.
Il presidente del MIBC ha poi continuato:
“Ormai noi irpini allo scoccare del 23 novembre non possiamo non ricordare quel dolore, ma al tempo stesso il sisma rappresenta un campanello che ci invita ad essere di nuovo uniti.
Il tempo trascorso non è sufficiente per dimenticare quella serata  di novembre con la sua luna splendente. Una generazione intera ha vissuto legando la propria esistenza a quel 23 novembre. La terra spezzò il collo dell’Irpinia sacrificando vite e storie ma facendo venire fuori la tenacia e la forza di questa testa che le scelte sbagliate e le conseguenti ruberie non potrà mai soverchiare. Da quella sera la morte è stata compagna di un’irpinia che non si è mai rassegnata dando ragione a quel poeta inglese che sosteneva come “la mia fine è il mio inizio”.

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