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ALLUCCAMM – Intervista a Luca Pizzurro

 

Sabato 12 marzo alle ore 19:30 e domenica 13 marzo alle ore 18:30 andrà in scena al Teatro Bracco di Napoli lo spettacolo dal titolo “Alluccamm”, scritto e diretto dal regista Luca Pizzurro, con le musiche originali di Enzo Gragnaniello, le coreografie di Luana Iaquaniello e l’ aiuto regia di Sandro Gallo.

 

I protagonisti di “Alluccamm”, interpretati da Andrea Fiorillo e Mauro Collina, vestiranno i panni di Dolores e Jolanda due “femminielli” che vivono nel cuore dei quartieri spagnoli dopo l’armistizio dell’8 settembre del ’43.

Per saperne di più, abbiamo intervistato l’autore e regista Luca Pizzurro.

Com’è nata l’idea dello spettacolo?

L’idea nasce dalla città, in particolare dalla passeggiata che ho fatto a Forcella. Visitando la chiesa dell’Annunziata, ho visto la ruota dove venivano lasciati i bambini. Ho iniziato ad indagare sulla storia di questa chiesta e man mano sono andato indietro nel tempo, notando che questa pratica dell’abbondano dei bambini fosse all’ordine del giorno. Ripercorrendo tale storia, sono arrivato alla Seconda guerra mondiale e all’interno di questo contesto storico allucinante e tremendo ho deciso di raccontare il tema della diversità attraverso gli occhi di due personaggi minori che non hanno un ruolo nei libri di storia. Personaggi minori perché non hanno avuto la capacità di scegliere  e decidere ma hanno saputo scrivere una grande pagina della storia italiana, ovvero i femminelli. Da qui nasce lo spettacolo “Alluccamm”, una storia che racconta di guerra, di diversità e soprattutto di una grande umanità. La storia di due anime che si incontrano e che uniscono le loro solitudini per dare vita a qualcosa di grande.

Tre aggettivi per descrivere “Alluccamm”

Esilarante, struggente e poetico.

Alluccamm è un grido di ribellione e rivalsa nello spettacolo?

È un urlo contro i soprusi e contro le avversità. È un urlo per affermare la loro esistenza. Jolanda e Dolores urlano alla fine dello spettacolo perché solo così sanno di poter dimostrare di essere vivi. In un momento in cui la vita sembra sfuggire di mano per la guerra e per le scelte sbagliate che hanno fatto, il grido finale diventa un grido di libertà per loro, per la loro voglia di essere donne, per la loro voglia di essere mamme, per la loro voglia di vivere. È un grido di libertà per Napoli, per l’Italia e per il mondo.

Un grido di rivolta e di resistenza.

Che ruolo ha la musica?

Quando ho cominciato a pensare allo spettacolo, ho capito subito che la musica sarebbe stata per me un interlocutore privilegiato. È uno spettacolo che si nutre di musica ed è il tappetto su cui ho poggiato le parole in fase di scrittura. Le musiche, che ho scelto di affidare a Enzo Gragnaniello, sono un’occasione di introspezione.

Lo spettacolo è un grande mezzo per provare ad entrare dentro di sé e conoscere, oltre i personaggi, anche sé stessi.

La musica è un grande veicolo per l’emozione e per la conoscenza di sé.

 

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