19 Aprile 2024

 

La notizia non farà piacere ai tanti soci che negli anni hanno vissuto l’impegno associativo (circa 300 ogni anno) né può far piacere alla cittadinanza.

L’associazione culturale Domus Mea, nota per i tanti servizi resi alla collettività dal 1985, grazie anche a personalità notevoli che vi si sono avvicendate, è rimasta senza sede e, oltre ad aver dovuto sospendere alcune attività cruciali gratuite che tiene d’estate (tra cui, ad esempio, corsi di recupero per ragazzi svantaggiati), non potrà riaprire a settembre.

Dal 2007 in regolare convenzione, e dietro contributo (lievitato a 500 euro mensili durante la dirigenza degli ultimi due anni) puntualmente versato presso la scuola media Corradini di Latina, la Domus Mea ha ricevuto, in tempi piuttosto stretti, una diffida a sgombrare i locali entro mercoledì 22 luglio 2015 (ma l’associazione aveva dovuto riconsegnare le chiavi già il 30 giugno). La decisione è stata presa dal Consiglio di Istituto in data 1 luglio, senza specificarne le motivazioni. A nulla è valsa l’accorata lettera inviata da circa cento soci alla Dirigente della Corradini/Frezzotti e ai componenti del Consiglio, prima dello svolgimento Consiglio stesso. Una lettera voluta in particolare dalle signore più anziane che usufruiscono dei corsi di ginnastica, che si vedono togliere un’attività per loro fondamentale.

La comunità scolastica ha sempre beneficiato delle attività della Domus Mea, che occupava i locali solamente negli orari al di fuori delle lezioni e delle attività curricolari, e tutto il quartiere, nel tempo, è stato valorizzato grazie alla presenza di chi ha scelto di puntare sulla cultura. Dalla musica alla ginnastica, dai corsi di lingua per stranieri alle vacanze alternative per ragazzi in luoghi incontaminati e lontano dalle realtà virtuali, dal volontariato puro al gruppo d’acquisto solidale (compresi prodotti delle terre sequestrate alla mafia), dalla collaborazione con associazioni impegnate sul territorio (Aifo, Legambiente, Rinascita Civile, Bottega del commercio Equo e Solidale e molte altre) alle conferenze tematiche (ultima la lodevole iniziativa “Facciamo un pacco alla camorra”), dal recupero dei ragazzini di strada (grazie anche alla collaborazione con il Tribunale dei Minori di Latina) alla partecipazione vincente a concorsi nazionali di danza contemporanea. In passato anche una convenzione con la Facoltà di Scienze della Formazione (Università degli Studi Roma Tre). Non c’è iniziativa che non sia stata messa in atto per migliorare la collettività.

La domanda che sorge è: si può interrompere un impegno trentennale che ha prodotto solo effetti positivi alla comunità, alla scuola ospitante e alla città? Ha senso far uscire dalla scuola un’associazione che ha dato tanto e nel tempo ha aiutato e formato giovani professionisti e laureati in cerca di occupazione? Una scelta che, tra l’altro, va contro anche le ultime novità del ddl scuola che invece auspica la presenza del terzo settore negli istituti scolastici. Sono domande che esigono risposte chiare e, meglio ancora sarebbe, una risoluzione positiva immediata.

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