29 Marzo 2024

Cala il sipario sulla tre giorni dedicata alle eccellenze della tradizione mediterranea. Si è tenuto, infatti, dal 21 al 23 ottobre scorsi, negli spazi del Mec Hotel di Capaccio-Paestum, il primo congresso internazionale “Borghi e Cibo”, un evento rivolto allo sviluppo dei territori partendo dalla buona e salutare tavola. Ideato (anche) come momento di confronto tra politica e imprenditoria, tra enti e mondo dell’associazionismo, il congresso, organizzato dall’Associazione di promozione sociale “ParvaRes”, ha visto il coinvolgimento, tra gli altri, di oltre trenta esperti, tra scienziati, professionisti, docenti ed imprenditori, provenienti da tutta Italia, riuniti all’ombra dei templi di Paestum con l’obiettivo generare sviluppo ed economia, concentrando l’attenzione verso le cosiddette “aree interne” della Campania Felix, partendo, appunto, dalla cultura mediterranea.
E’ importante porre “la giusta attenzione verso gli alimenti della nostra tradizione”, ha spiegato la dottoressa Mafalda Inglese, presidente di ParvaRes, focalizzandosi in un ambito, quello della “cultura mediterranea” intesa come “volano, nonché strumento di sviluppo di comunità” come i borghi del Cilento. Piccole comunità che poi, alla prova dei fatti, tanto “piccole” non sono. Meno note e visibili forse, ma non per questo meno ricche di quella bellezza che, all’opposto, va ricercata, salvaguardata e promossa anche e soprattutto nei frutti di cui abbonda la terra fertile di questo spicchio di regione. Perché sì: insieme, cibo e territori, sapori e folklore, formano uno scrigno di rara e inossidabile ricchezza. Un binomio unico al mondo, in cui risplendono i sapori “made in Cilento”. Lì, a Sud di Salerno, tra valli e paesi antichi, dove la Dieta Mediterranea, mosse i primi, fruttuosi passi, circa mezzo secolo fa, andando poi alla conquista del mondo.
Bontà di alimenti rari e inimitabili come, solo per fare un esempio, il Carciofo Bianco di Pertosa, autentica eccellenza del Vallo di Diano e Tanagro o l’Aglianico Dop di Castel San Lorenzo, nettare pregiato, tratto da un vitigno autoctono antichissimo, miracolosamente salvato dall’estinzione. Prelibatezze in larga parte, purtroppo, quasi sparite dalle nostre tavole, dove vengono sostituite da alimenti industriali, spesso di provenienza estera. Meno costosi, sicuramente. Ma anche tremendamente e tristemente meno ricchi di quelle proprietà nutritive, organolettiche e anti-ossidanti di cui solo quegli antichi tesori erano e sono dotati. E che così bene fanno alla salute dell’uomo. Da qui dunque la necessità di un ritorno programmatico al “passato”, alla ricerca di perle che non sono affatto perdute e che proprio per questo vanno assolutamente valorizzate e rilanciate. Perché anche sinonimo di una cultura popolare e di un’eccellenza tutta “made in Italy” sulla quale può e deve fondarsi il vero rilancio del Paese.
A “Borghi e Cibo” ha preso parte anche una vasta delegazione dell’Ordine nazionale dei Biologi, presieduta dal presidente Vincenzo D’Anna e dalla consigliera con delega nazionale alla Formazione, Claudia Dello Iacovo. Proprio i Biologi sono, infatti, in prima linea per quanto concerne la valorizzazione, i controlli, il rispetto delle norme igieniche e le connesse certificazioni, lungo tutto l’arco della filiera agro-alimentare.

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