29 Marzo 2024

[su_box title=”l’editoriale a cura di Elia Fiorillo ” box_color=”#007dcc” radius=”5″]Sono cose che possono accadere in democrazia e, appunto, legittimamente accadono, ma le conseguenze politiche-partitiche sono imprevedibili. Specie quando le turbolenze interne alla maggioranza sono sopra i livelli di guardia. Dopo quattro mesi di impasse, dopo che Anna Finocchiaro del Pd è stata promossa ministro dei Rapporti con il Parlamento e ha dovuto lasciare la presidenza della commissione Affari costituzionali del Senato, si è proceduto all’elezione del nuovo presidente.[/su_box]
I democrat, come si può immaginare, volevano la sostituzione con uno dei loro. E invece no, non è andata così. La votazione a scrutinio segreto ha bocciato il candidato dem Giorgio Pagliari, premiando il centrista di Alternativa popolare Salvatore Torrisi, reggente della commissione dopo l’uscita di Anna Finocchiaro. “Apriti cielo”, come si usa dire. Si è andati vicini alla “fine del mondo” del “politicamente scorretto” per i renziani. Si è arrivati al punto che il presidente dei democratici Matteo Orfini chiedesse un incontro al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Per fare cosa? Per dire a Mattarella che così non si poteva andare avanti? E, quindi, di là della moral suasion bisognava cambiare passo? Mandare il Paese a votare? Il Quirinale ha fatto sapere che nessuna richiesta d’incontro era arrivata. Insomma, uno stop senza possibilità di replica da parte dell’interessato Orfini. Che, però, dal presidente del Consiglio Gentiloni c’è andato insieme con Lorenzo Guerini. Le preoccupazioni del Pd potrebbero essere fondate circa la bocciatura di Pagliari a presidente della commissione Affari costituzionali del Senato. Commissione nevralgica per quanto concerne la nuova legge elettorale. Avere un presidente di garanzia, ma soprattutto avere una maggioranza, significa evitare sorprese relative al varo di norme indigeste e pericolose. Il nuovo presidente Torrisi è stato eletto con il contributo di quattro franchi tiratori della maggioranza. Si può immaginare le ipotesi interessate sui “traditori”. C’è anche chi pensa che il fomentatore dei traditori potrebbe essere proprio il Matteo fiorentino che ha tutte le intenzioni di andare alle urne il prima possibile. Infatti, non sono pochi i dissensi per gli orientamenti in fatto di politica economica tra Renzi, Gentiloni e Padovan. Sulla vicenda è significativo il commento del presidente del gruppo misto della Camera Pino Pisicchio sulla dura presa di posizione del Pd: “il sintomo di un mai placato desiderio di un confronto elettorale anticipato”.
“Mi sembra la classica tempesta in un bicchier d’acqua”, dichiara il presidente del Senato Grasso e continua sostenendo che “evidentemente nei mesi in cui Torrisi ha svolto il ruolo di presidente è stato apprezzato anche dalle opposizioni per cui è stato confermato nel suo ruolo a maggioranza assoluta e nel primo scrutinio”. Ed è proprio in questa affermazione distensiva c’è chi vede un esagerato attivismo “difensivo-offensivo” dei renziani. Potrebbe essere andata proprio come Grasso ipotizza. Niente, quindi, congiure o manovre interessate finalizzate alla legge elettorale o per dare una spallata al “pacato” Gentiloni. Solo una valutazione positiva di un “reggente” che per quattro mesi ha saputo fare bene il proprio lavoro. C’è da aggiungere che Torrisi non è uomo delle opposizioni ma di Angelino Alfano che fino a prova contraria è alleato del Giglio magico. Il ministro degli Esteri Alfano, a scanso di equivoci, dà prima l’ultimatum a Torrisi affinché si dimetta da presidente della Commissione e poi, senza tentennamenti o rimorsi, per dimostrare la sua lealtà assoluta al Pd, lo “licenzia” in tronco. “Inconcepibile – dichiara Torrisi -, roba che neanche il partito comunista sovietico” avrebbe concepito. Ma, aggiunge, che il passo indietro è disponibile a farlo “solo se il Pd ha una soluzione alternativa condivisa”. Se qualcuno da questa vicenda volesse trarre conclusioni affrettate del tipo “Renzi vuole andare a Giugno alle elezioni anticipate” a sentir proprio lui, il Matteo gigliato, non può che cambiare idea. Perché proprio il segretario del partito democratico in pectore, alla convenzione nazionale del Pd tenutasi all’Ergife a Roma, ha dichiarato: “A Paolo Gentiloni va la mia e nostra gratitudine, senza alcuna incertezza e tentennamento” . E, allora, perché Orlando continua a chiedere a Renzi di evitare “lo smarcamento quotidiano dal governo”? Siamo difronte ad un nuovo “stai sereno”? Chi ci capisce è veramente bravo. Ma se gli addetti ai lavori difronte a certi comportamenti non riescono ad avere le idee chiare, immaginarsi gli elettori che non mangiano tutti i santi giorni “pane e politica”!

Print Friendly, PDF & Email
Pubblicità
Verified by MonsterInsights