
Compiere 18 anni significa entrare nel mondo degli adulti, avere quindi una vita autonoma rispetto alla tutela dei genitori. Io, come padre di questa manifestazione, mi sento invece ancora molto coinvolto nel guidarla, perché si sa, i figli per un genitore non crescono mai. Ma si sa anche che questo concetto è in realtà sbagliato (almeno in parte), e, già da un po’, il mio sogno è quello che questa mia figlia possa camminare con le proprie gambe, o, come ha tratteggiato con straordinaria creatività Clelia Le Bouf, per il terzo anno ideatrice e realizzatrice dell’immagine ufficiale, si lasci librare nell’aria dei 18 palloncini a forma di maschera teatrale, verso orizzonti nuovi.
Nel frattempo tagliamo il nastro di questa diciottesima edizione, con tante conferme e altrettante novità.
Cominciamo con la nuova location, un luogo magico che inaugura la prima stagione diretta da Salvatore Sannino, proprio con noi. Lo IAV (In Arte Vesuvio), di Lucia e Angela Andolfo, ha tutte le carte in regola per essere quel centro multiculturale che è nelle intenzioni della sua dirigenza, e la “formica” finora ha portato fortuna a tutte le location che l’hanno ospitata, quindi gli auguriamo che diventi presto una realtà importante per la cultura nella nostra città.
Quest’anno assisteremo a 9 corti in 3 serate, e saranno giudicati da quattro diverse giurie: quella composta da 5 allievi delle scuole di teatro campane. che definirà i tre finalisti per le cinque categorie, la giurata storica, l’attrice Paola Maddalena che, come già nelle passate edizioni, designerà il vincitore del Premio Daniele Mattera, tre insegnanti che assegneranno il Premio Scuola, e (novità di quest’anno) quattro giornalisti che assegneranno il Premio della Stampa. La novità assoluta è che questi giurati insieme designeranno poi i vincitori assoluti tra i finalisti. Il Premio della Giuria Popolare anche quest’anno sarà stabilito attraverso una votazione mista tra pubblico in sala e quello del web. Nella serata di Premiazione,, la cui data comunicheremo al più presto, spegneremo finalmente le candeline per questo compleanno così importante, per augurare alla formica una vita adulta, anche se nel
nostro paese si è considerati giovani ed emergenti almeno fino ai 35 anni.
Gianmarco Cesario
ideatore e direttore artistico
18 anni è un’età importante!
18 anni si festeggiano.
18 anni, un progetto diventa storico!
A 18 anni la formica si mette alla guida, o forse è guidata, da 18 mascheroni in stile Greco!
Uno per ogni anno… La corte – i corti, è storia!
Con una luna crescente ad accompagnar la risalita, ho voluto chiudere il terzo anno insieme con uno stile che fosse di raccordo con gli altri.
Clelia Lebouf
creatrice e realizzatrice dell’illustrazione
ALBO D’ORO *CATEGRIA MONOLOGHI (solo nel 2008) **CATEGORIA TESTO NON ORIGINALE (solo nel 2018) | |||||
CORTO | ATTORE | ATTRICE | AUTORE | REGISTA | |
2005 | AD UN PASSO DAL CIELO | ALDO RAPÈ (Ad un passo dal cielo) | MATILDE BONACCIA (Ab Uli Via) | ALDO RAPÈ (Ad un passo dal cielo) | NICOLA VERO (Ad un passo dal cielo) |
2006 | IL FATTO STA | ROSARIO PALAZZOLO (Il fatto sta) | TITTI NUZZOLESE (La porta accanto) | COSIMO LUPO (Perpocaepochè) | COSIMO LUPO (Perpocaepoché) |
2007 | LE MESSE IN PIEGA | DAVIDE MIGLIORISI (Le messe in piega) | TIZIANA BELLASSAI (Le messe in piega) | TIZIANA RUSSO (Munnizza) | AURELIO R. CAVALLARO (Scaenici) |
2008 | OLEANDRA PORTA DUE CUORI | EMILIO ZANETTI (L’Isola) *- CARLO ZANOTTI (La congettura) | MATILDE BONACCIA (Per tutti letti) | DOMENICO ORSINI (La traversata. Delle barchette di liquirizia)* – ANDREA MONTI (Ho fatto una cassata) | GIANNI SALVO (Oleandra porta due cuori) |
2009 | HAMLETELEIA | SALVINO CALATABIANO (2122) | CAROLINE PAGANI (Hamletelia) | COSIMO LUPO (Metashoastasi) | CAROLINE PAGANI (Hamletelia) |
2010 | DI UMANITA’ SI TRATTA | FABIO ROSSI (Un dramma) | CAROLINE PAGANI (Mobbing Dick) | EDUARDO DI PIETRO (Di umanità si tratta) | GIUSEPPE CERRONE e ANTONIO PICCOLO (Un Dramma) |
2011 | CREPACUORE | LUCA DI TOMMASO e FRANCESCO MAGLIOCCA (Sketch e Scotch) | DILETTA ACQUAVIVA (Crepacuore) | CLAUDIO BUONO (Operazione Erode) | CIRO PELLEGRINO (Visioni) |
2012 | EPOCHE’ | ANTONIO AGEROLA (Il gioco) | DANIELA IOIA (Epoché) | MIRKO DI MARTINO (Parole troppo lunghe) | MASSIMO STINCO (Homocaust) |
2013 | TRE MAGNIFICI SCAPOLI | ORAZIO CERINO (Piccolo e Squallido Carillon Metropolitano) | GINGY COMUNE (La Svolta) | CLAUDIO BUONO (Tre magnifici scapoli) | GIOVANNI MERANO (Tre magnifici scapoli) |
2014 | MISE EN PLACE | PIETRO PACE (Mise en place) | FRACESCA IOVINE (Laminore) TIZIANA BELLASSAI (Nella terra e nella sabbia) | LINA MARIA UGOLINI (Nella terra e nella sabbia) | LELLA LEPRE (Pomodori Campbell) |
2016 | CLITENNESTRA, VOI LA MIA COSCIENZA IO IL MIO GRIDO | Non assegnato | MADDALENA SERRATORE (Clitennestra, voi la mia coscienza io il mio grido) | DIEGO SOMMARIPA (Trullo) | Non assegnato |
2017 | ACQUA SPORCA | SIMONE MAZZELLA (Tum) | FRANCESCA ROMANA BERGAMO (Acqua sporca) | DIEGO SOMMARIPA (Juorno) | VITTORIO PASSARO (Al buio) |
2018 | ORFEO, L’AMORE È CIECO | FRANCESCO SAVERIO ESPOSITO (Mirrorquest) | PIERA RUSSO (Respiro piano) | IVAN LUIGI ANTONIO SCHERILLO (La madre di tutte le tragedie) GIANLUCA ARIEMMA ** (Effetto Werther) | SIMONA DI MAIO (Finis Fulgido Falco) |
2019 | DEAD MAN WORKING | PEPPE ROMANO (In-Sanità) | VERONICA MILANESCHI (Storie d’incroci e d’anarchia) | ROBERTA SANDIAS (Ghiuné) | FRANCESCA ROMANA BERGAMO (Dead Man Working) |
2020 | FORE E DINTO, DINTO È FORE | MARCO FANDELLI (- 18°) | FRANCESCA MUOIO (Mamma – le visioni) | FABIO DI GESTO (‘A nennella) | GEORGA DE’CONNO (Edison vs Tesla) |
2021 | ENRICU ‘U CURTU | DAVIDE MIGLIORISI (Enricu ‘u curtu) | SELENE D’ALESSANDRO (Autogrill) | ANTONIO TORINO (Ombre) | ROSSELLA PARLATO (Leukos Zophos) |
2022 | ITRIA | SIMONE MIGLIETTA (Il pitone della Malesia) | VALENTINA ELIA (Madrioska) | GIOVANNI DEL PRETE (Jastemma) | MARCELLO MANZELLA (Madrioska) |
GIOVEDÌ 12 OTTOBRE
IL CRATERE DI SHEILA
di Claudio Buono
regia Francesco Saverio Esposito
con Giuseppe Brandi | Francesco Petrillo
aiuto regia e disegno luci Gennaro Monforte
scene Filippo Stasi costumi Federica Del Gaudio prog. grafico Alessandro Mastroserio
foto di scena Rosa Sanzone consulenza musicale Emanuele Iovino
produzione Imprenditori di sogni
SINOSSI – Perché sono qui, seduto in un barattolo di latta,
Lontano sopra il mondo,
Il pianeta Terra è blu
E non c’è niente che io possa fare.
Nonostante sia lontano più di centomila miglia,
Mi sento molto calmo,
E penso che la mia astronave sappia quale direzione seguire
Una corsa nello spazio contro il tempo.
Uno squallido gioco tra tre miliardari.
L’affetto che lega un uomo a un grosso pachiderma.
Elefanti sulla luna, signore e signori!
Da un lato, la poesia di Vic, il suo sguardo da sognatore, l’ultimo degli idealisti in un mondo popolato da arrivisti senza scrupoli; dall’altro, degno rappresentante della categoria, Seppia, piedi ben piantati a terra, anzi, sulla Terra. Nel mezzo, Sheila, elefantessa russo-americana, vittima sacrificale dell’avidità dell’essere umano. Riuscirà il buon Vic, “l’uomo delle stelle”, a preservare l’incolumità della sua “piccola” grande compagna di viaggio e, soprattutto, l’innocenza che lo contraddistingue? O a spuntarla sarà l’avidità di Seppia, la cui fame di successo e denaro gli fa da triste contraltare? Tra ironia, poesia, denuncia, “Il cratere di Sheila” è in rampa di lancio, pronto per viaggiare sulle tavole da palcoscenico e posare il primo passo tra il gradimento del pubblico.
NOTE DI REGIA – La regia di questo corto è ispirata e dedicata alla poetica di David Bowie, e in particolar modo al suo personaggio forse più rappresentativo: Ziggy Stardust. La scenografia, ridotta al minimo sindacale, vuole da una parte richiamare a una installazione per un concerto (la scaletta del modulo lunare ricorda una scalinata che porta al palcoscenico, e anche la discesa sulla Luna dell’astronauta richiama l’entrata in scena dell’artista), dall’altra, per la sua semplicità di realizzazione (coperte termiche e carta stagnola), strizza l’occhio ironicamente alle teorie della cospirazione che negano l’effettivo allunaggio del 69. Le musiche sottolineano tre momenti topici di apertura, intermezzo e climax dell’opera (Space Oddity rimarca la partenza e il volo nello spazio, Life on Mars? la discesa sulla luna, Starman il suicidio del protagonista e la sua anima che idealmente finalmente si libera dalle costrizioni e cattiverie del genere umano). Il testo, infine, vuole anche attraversare la tematica dello sfruttamento del mondo animale, e quindi dell’uomo che cerca di soggiogare la natura per egocentrismo e a scopo di lucro.
RICORDAMI
testo e regia Salvatore Mazza
con Salvatore Mazza | Andrea De Ruggiero
scene e costumi Clan h work center
produzione Compagnia teatrale Te.c.t.a. CLAN H
SINOSSI: Due attori. Due uomini. Un salto temporale fatto di un passato di parole, di esistenza, di sogni, e di un presente di incomunicabilità, di perdita di sé, di bisogni. S. e A. hanno recitato sempre insieme. Il teatro nella loro vita, la loro vita nel teatro. Poi la diagnosi, poi il buio; e per S. il “suo” tempo diventa sospeso, “malato”: della confusione, della rabbia, dell’impossibilità, della frustrazione, dell’abbandono, della nostalgia, dell’annullamento, dell’annientamento.
NOTE DI REGIA: La luce e il buio: la vitalità poliedrica della vita di Sal, uomo e attore, e l’oscurità della sua malattia si alternano sulla scena. Un faro teatrale in scena, che sembrerebbe ornamento, assiste ad una fiumana inarrestabile e fantasmagorica di immagini, voci, parole, personaggi, “ondeggianti figure” goethiane, sogni ricorrenti. Ma la luce di quel faro diviene intermittente, sempre più fioca, posata su un copione parlante di segni, simboli, premonizioni. Una pansé che cade, un libro, un giradischi, la valigia dell’attore sono l’epica resistenza alla dimenticanza. Sulla scena solo due presenze, che campeggiano maestose, uniche, assolute, in una simbiosi dialogica fatta di lavoro, di entusiasmi, di passione prima; di confessione, di paura, di dolore poi. Sono due esistenze che hanno vissuto la pervasiva seduzione dell’arte della memoria, quella del teatro e quella della propria vita, e che ora vivono la negazione di quella stessa memoria nella malattia dell’uno: e l’uno si aggrappa all’altro, e l’altro trattiene l’uno, con “fili attorcigliati, come quelle delle marionette”. Lo spazio è come annullato, scenograficamente minimale, ma non asettico, perché abitato dai corpi, dai gesti, dagli sguardi, dalle voci. Il palco, animato quale fosse unica verità di vita, personale e collettiva, diventa r-esistenza nel tempo nuovo della malattia di Sal: un tempo sospeso, come una scandalosa benedizione per sopravvivere e per aspettare, ogni attimo, il suo ritorno. I quadri scenici sono una partitura visiva, in cui l’umano si incontra, si relaziona ancora e sempre, si riconosce nel bagliore im-materiale di uno specchio, nella paura e nella solitudine dell’incontro con sé stesso e con l’altro. È una mimesi, un’analogia tra la realtà e la corrispondente rappresentazione artistica, di due uomini e di due attori alla ricerca disperata di una relazione ancora viva tra pensieri e corpo, al di là della malattia.
ROBBA MIA
di Giusy Ferro regia Rosaria Petrillo
con Stefania Coppola | Giusy Ferro | Rosaria Petrillo
SINOSSI: Tre donne, tre storie, tre modalità di violenza simili accomunate dallo stesso movente, la possessione sulle donne in quanto anello debole della società . In scena tre anime che si ritrovano in un luogo ultraterreno in una dimensione atemporale, anime che si raccontano, che riflettono del loro vissuto sulla terra, sulla loro vita e la loro morte. “Tu si’ Robba mia” è la frase che ricorre in ciascuna storia frase che usano gli uomini per affermare la propria supremazia, il proprio potere. Infine una proiezione di ciò che sarebbe stato se solo a quella frase le donne si fossero ribellate e avessero risposto no. È sempre difficile scrivere, parlare, ragionare di violenza. Si corrono grossi rischi. Si rischia di essere patetici, sentimentalisti, retorici, faziosi, ridondanti. Non è il caso di questo dramma, di questa storia. La crudeltà del tema trattato è mitigata dal genere “tragi-comico” affinché il messaggio di speranza e non violenza arrivi a tutti e sia idoneo a tutte le fasce d’età. È doveroso lavorare su nuove strategie educative anche attraverso la scuola. È indispensabile insegnare la fiducia e la consapevolezza in se stessi affinché non possano più esistere nuovi Weinstein e le donne davvero inizino ad aiutarsi e a denunciare le violenze e gli abusi uscendo dal silenzio, al fine di abolire questa mattanza. Fulcro del dramma è la “ROBBA”. La Donna come merce. Verga nella novella “La roba” descrive il protagonista Mazzarò come arido di sentimenti, brutale e disumano. La ricchezza da egli creata non serve al miglioramento sociale ma crea soltanto altri Vinti. Emblematica la frase : “Roba mia vientene con me”. Non diversi sono i nostri uomini: aridi, disumani che qualificano la donna al pari di una merce, di un oggetto di proprietà personale, di un diritto reale di godimento. “Tu si’ robba mia” è la frase che ricorre in ciascuna storia, frase che pronunciano ognuno a suo modo questi tre uomini diversi, ma in fondo simili, per affermare la propria supremazia e il proprio potere fino all’extrema ratio: decidere sulla Vita e sulla Morte. In un luogo non luogo, ultraterreno, in una dimensione atemporale troviamo tre Anime che si raccontano, riflettono e si interrogano sul loro vissuto e sulle cause della loro morte . Nei loro racconti ripercorriamo i sentimenti più brutali dell’uomo, e dopo, quasi come un volo pindarico, ci ritroviamo a capovolgere i fatti, gli eventi. Cosa sarebbe accaduto se le tre protagoniste avessero opposto resistenza proclamando il loro “NO”? Lo spettacolo propone attraverso un viaggio onirico di scavare le conseguenze di quel “NO” energico e perentorio anche immaginando un loro ipotetico futuro.
VENERDÌ 14 OTTOBRE
ESTASI – L’ULTIMO SPASIMO DI SAN GIOVANNI
testo e regia
Edgardo Bellini | Antonio Mocciola
con Valeria Esposito | Francesca Gafforio
musiche dal vivo Francesco Di Maso
aiuto regia Barbara Lafratta
SINOSSI: Come in una sorta di illuminazione, Giovanni Battista – sul punto di morte – rivede la sua vita. L’incontro con Cristo, la consapevolezza di essere arrivato al termine della sua missione, l’incarcerazione, l’umiliazione del corpo violato che diventa estasi, nell’attesa della lama che gli spezzerà il collo.
La mano assassina sarà quella smaltata e amata di Salomé, strega e divinità suprema, mentre le forze diminuiscono e l’arrivare della Grande Luce comincia a irradiare i suoi terribili barbagli.
In un vortice di delirio e spietata lucidità, le parole di Antonio Mocciola ed Edgardo Bellini sembrano sudare sul corpo completamente nudo del Battista, esposto come un qualsiasi crocifisso agli sguardi impietosi della morale, al dileggio della plebe, al desiderio di Salomè, che gli danza attorno fino all’ultimo velo.
FIL ROUGE
testo e regia Katia Tannoia
con Cosimo Alberti | Peppe Romano
Ci sono due sarti da accordare
E un telo da rammendare.
Ci sono dei fili colorati
E una vita appesa a un filo.
Ci sono degli strappi antichi
E un tempo che non ha più tempo.
Ci sono non detti da urlare
E un solo atto da compiere.
Un uomo intento nel rammendare un grosso telo pieno di strappi si
interfaccia ad un altro uomo che si rifiuta di collaborare.
Tra loro il dialogo è incalzante e confidenziale, fino allo sfogo catartico che porterà all’atto risolutivo.
IL VIAGGIO
testo e regia Orazio Picella
con Dino d’Alessandro | Simona Pisani
SINOSSI: L’Olocausto non è solo una delle più terribili tragedie mai viste dall’umanità, ma è anche un enorme contenitore di storie.
Nello spettacolo si racconta del Genocidio e delle esperienze terribili subite dagli ebrei e di come le loro vite furono sconvolte o spezzate, ma al centro della narrazione c’è la storia di due essere umani, di come il percorso della loro esistenza venne sconvolto ed interrotto dalla persecuzione da parte dei nazisti e del loro spasmodico desiderio di ritrovarsi. Il Viaggio parla di sentimenti e di emozioni, descrive legami umani, racconta di due vite separate che hanno un’unica terribile possibilità per ritrovarsi e riprendere il loro viaggio insieme.
NOTE DI REGIA: La regia per raccontare questa storia evidenziando in maniera forte le emozioni ha puntato ad una recitazione con un ritmo veloce basata sulla parola, ma sottolineando alcuni momenti focali con l’utilizzo del movimento corporeo.
DOMENICA 15 OTTOBRE
CAGE 47 – PRIMO MOVIMENTO DEL PROGETTO “HUMAN ZOO-M”
testo e regia Francesca Esposito
con Adriana D’Agostino | Taras Nakonechnyi
produzione Teatro Nudo
SINOSSI : “Human zoo-m” è uno zoo che ospita la più grande mostra digitale di umani in cattività. Nella gabbia numero 47 dimora Birdy _vi, influencer emergente della scena virtuale healty fit, perfettamente identificata con i suoi account social, tanto da non conoscere di sé stessa un nome diverso dal suo nickname. Birdy _vi non ricorda nulla della sua vita prima dello zoo. Si trova lì da un mese esatto assieme ad altri umani, in altre gabbie, con cui però non ha mai avuto alcuna relazione. Siri, l’assistente digitale dello zoo, le ricorda costantemente i suoi doveri: produrre contenuti per i suoi followers che la seguono su diverse piattaforme e non interrogarsi mai sulla vita fuori dalla gabbia. Per quanto è dato sapere, non esiste vita al di fuori delle gabbie, non esiste individuo al di là della propria immagine online. Birdy _vi è sulla cresta dell’onda. I suoi followers crescono di giorno in giorno, di minuti in minuto, con grande soddisfazione dei dirigenti dello zoo. Una notte, però, un blackout dalle origini misteriose mette tutto lo zoo offline. All’iniziale panico subentra il silenzio: per una notte Siri tace, la porta della gabbia è aperta e Birdy _vi è ancora viva. Il desiderio di incontrare gli altri umani la spinge ad uscire dalla gabbia e fare per la prima volta esperienza della vita offline: scopre di avere un corpo, scopre la distanza tra sé e gli altri, scopre che lei non è ciò che crede di essere, ricorda il suo nome.
NOTE DI REGIA “Cage 47” è il primo movimento del progetto “Human Zoo-m”, un corto teatrale che rappresenta l’inizio e la traccia fondamentale di un percorso più ampio. “Human Zoo-M” è un progetto liberamente ispirato al mito della caverna di Platone. I personaggi sono rinchiusi in uno spazio digitale che chiamano “vita” così come i prigionieri sul fondo della caverna. Sono, però, desiderosi di seguire l’impulso ad esplorare l’autenticità e questo li spinge a varcare i confini imposti dal direttore dello zoo. In questa prigione digitale, i personaggi vivono e si interrogano sulla loro posizione nel mondo digitale, sulla loro realtà di carne, di corpo, di cuore. Ci allontana dalla verità su noi stessi la nostra rappresentazione digitale, la nostra presenza sui social, la nostra identificazione con il video su tik tok, con il post su facebook, con la foto su instagram, ecc. Queste nuove illusioni hanno sostituito quelle vecchie e se i protagonisti dell’antico mito chiamavano verità un’ombra sul muro, noi chiamiamo verità l’immagine edulcorata, photoshoppata, rimasterizzata, digitalizzata che diamo di noi stessi sui social. “Cage 47” é la prima di numerose fughe dallo zoo.
GIANNA
testo e regia Nello Provenzano
con Sara Carbone
dis. luci Victoria De Campora
ass. alla regia Fabio Chiarolanza
produzione Contestualmente Teatro
SINOSSI: In uno dei tanti bassi di un quartiere popolare di Napoli, fatto di vicoli strettissimi brulicanti di vita, dove i suoni e i profumi provenienti dalla strada e dalle abitazioni circostanti entrano con prepotenza in ogni casa, Gianna, una donna transessuale, ogni mattina, mentre sorseggia il caffè, ascolta la radio e si prepara per andare a lavoro, vive il suo modo di essere
NOTE DI REGIA: Durante una delle tante ma fugaci chiacchierate con una venditrice ambulante di sigarette, una donna transessuale molto conosciuta nel centro storico di Napoli, la signora Valeria, per alcuni, Giannina per altri, mi venne in mente di farle una domanda ma non ne ebbi il coraggio: – avrà mai sognato di essere madre?- Da quella domanda iniziai ad immaginare come avrebbe potuto vivere quel sogno una donna non predisposta biologicamente ad avere figli e che, a causa del contesto socioculturale in cui è cresciuta, difficilmente ne avrebbe potuti adottare. -Gianna- non è una storia vera. È un personaggio di fantasia che vive il sogno di avere un figlio e con Sara Carbone, attraverso le sue emozioni, abbiamo provato a restituire una tenera e triste verità, senza trascurare una qualità alla quale tenevo molto: La bellezza. Non solo quella estetica ma quella dell’anima. Perché spesso, purtroppo, ancora oggi, c’è chi pensando ad una donna transessuale che vive da sola in un basso di un quartiere
popolare di Napoli, la associa quasi immediatamente ad una vita di sotterfugi, di prostituzione, di ambienti loschi ma a me da autore, regista ed essere umano, non interessava raccontare/alimentare questo inutile e brutale cliché. Gianna è una donna fiera, vanitosa, onesta, lavoratrice, viscerale…e madre.
UN PAIO DI TORVFLAY
di Michele Arezzo regia Walter Manfrè
con Tiziana Bellassai | Marilena Trovato
musiche originali Peppe Arezzo
Dopo un preambolo assai vicino nella scrittura ad un’opera del primo Osborne, caratterizzata da un realismo concitato e ansiogeno, ci si addentra, sui sentieri del poliziesco e del giallo ,dentro un’opera poetica e dolorosa, surreale ma al contempo inequivocabilmente vera in quanto trattasi di cronaca vissuta.
Questa storia è accaduta ma sembra un sogno perché chi la racconta la fa iniziare sulla terra e poi la trasporta sulla luna per poi tornare sulla terra non grazie a modernissime astronavi, ma seguendo percorsi che attraversano i meandri della mente, paesaggi lunari da sogno o da incubo, malattie del cervello, strofinacci della Ikea, l’Amore immenso ed il Dolore infinito.
Come è possibile che questo “pastiche” diventi Teatro ?
Noi ci proviamo.
IN ARTE VESUVIO
Via Nazario Sauro 23
NAPOLI
per info e prenotazioni
Tel. +39 327 956 0604 – +39 380 493 2026
Direzione Artistica
GIANMARCO CESARIO
Organizzazione
Giovanni Bifolci
Veria Ponticiello
Illustrazione
Clelia LeBeouf
la manifestazione è realizzata in collaborazione con
I MESTIERI DEL PALCO