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HAmletelia In un’ambientazione da romanzo gotico, l’artista ligure porta in scena una riscrittura del capolavoro shakespeariano, riletto dal punto di vista di Ofelia

Giovedì 28 novembre 2013, Teatro Elicantropo di Napoli 
HAmletelia di Caroline Pagani

E se a raccontare l’Amleto fosse una donna? È questo il senso diHAmletelia, riscrittura dall’Amleto di Shakespeare dal punto di vista di Ofelia, in scena, da giovedì 28 novembre 2013 alle ore 21.00 (repliche fino a domenica 1 dicembre), al Teatro Elicantropo di Napoli.
In scena un’istrionica e “trina” Caroline Pagani, che firma drammaturgia e regia di un allestimento pluripremiato: vincitore dell’Internationales Regie Festival Lipsia 2009; Premio Fersen alla Drammaturgia 2013; miglior spettacolo, miglior regia e miglior attrice al Festival Corte della Formica di Napoli 2010; miglior attrice al Roma Fringe Festival 2013.

HAmletelia è una riscrittura dall’Amleto di William Shakespeare dal punto di vista di Ofelia, del fantasma di Ofelia. Una storia di fantasmi, amori, morti violente, ambientata in un cimitero avvolto da terra scura, abitato da un corvo nero appollaiato su una vanga e da una pantegana dietro a una tenda.

Attraverso questo personaggio poliedrico Caroline Pagani ripercorre in controcampo l’intrigo di Amleto, e compie un omaggio alla poetica shakespeariana intrisa di ironia, erotismo, incanto linguistico e sonoro, un mondo dove si mescolano terra e cielo, divinità e follia, sacro e profano.
Su un palco ricoperto di terra, lo spazio vuoto di una fossa, con costumi teatrali, lettere, ricordi, lo spirito di Ofelia riporta in vita i vari personaggi. Gli espedienti teatrali dell’amnesia, della schizofrenia e di una poliglossia ragionata ricreano, in sintesi, la storia di Amleto, attraverso le riviviscenze del padre, del fratello, dell’amato, di Gertrude, ‘diventando’ di volta in volta l’uno o l’altro, dal suo punto di vista.
Hamletelia vuol essere anche un percorso e riflessione sul senso, dalla sensualità libidinosa di Gertrude a quella pura di Ofelia, al disgusto per il sesso e alla misoginia di Amleto, soprattutto attraverso l’olfatto, da sempre considerato il più erotico di tutti i sensi. Il concime come elemento scenico rimanda al letto reale, diventato una porcilaia di lenzuola incestuose, ai corpi in disfacimento nel cimitero, al marcio della Danimarca.
Molti sono gli ammiccamenti al teatro e ai suoi vari generi, dagli stili recitativi ‘classici’ alla parodia. Ofelia, imbozzolata in un sudario bianco, è ora un fantasma, una sciamana, una bambina che balla e canta, una becchina che pulisce il cimitero e riordina la propria fossa, una donna che vive amplessi immaginari con l’uniforme di Amleto, al ritmo delle canzoni shakespeariane, sbozzolata sulla nuda terra.
Diventa la lussuriosa Gertrude, il multi sfaccettato Amleto, il semi-incestuoso Laerte, un soldato violatore e se stessa, disegnando un personaggio amletico, comico, buffo, a tratti drammatico, moderno e contemporaneo, dall’infinita varietà.

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