20 Aprile 2024
Gioco in Italia, perché i casinò sono così pochi? Il curioso caso normativo tutto italiano

L’Italia è uno dei luoghi europei del gioco online. Ma agli appassionati e non, non è sfuggito che nel Belpaese, per ossimoro, mancano casinò fisici. O meglio, quelli che ci sono si contano sulle dita di una mano. Pochi, pochissimi. Perché?

Lo spiegano gli esperti di gamingreport.it, partendo dal primo caso, quello del Casinò di Venezia. La casa da gioco più vecchia di tutte, nata nel 1638, oggi ha due sedi ma nessuna è nella dimora storica: parte del casinò è in Laguna, l’altra invece vicino all’aeroporto del capoluogo veneto.

Segue il Casinò di Sanremo: nato nel 1905, operava anzitutto in stato illegale, essendo stato autorizzato ad operare dallo Stato Italiano soltanto nel 1927. Inizialmente era sede per giochi e spettacoli, poi divenne la prima sede della prima edizione del celebre Festival di Sanremo, arrivato all’Ariston solo nel 1977, dopo venticinque anni nel Casinò. Il terzo è valdostano, nella cittadina di Saint-Vincent; il quarto invece è nel Canton Ticino, l’enclave italiana in terra svizzera ed è Campione d’Italia, riaperto nel 2022 dopo il fallimento del 2019.

Perché così pochi casinò? Il gioco in Italia è legale o meno? Confusione naturale, anche per via di una risposta non del tutto ovvia: il gioco d’azzardo in Italia è illegale, ma ha una normativa carente ed inadeguata. Le case da gioco di cui sopra sono in possesso di deroghe concesse dallo Stato, periodicamente rinnovate, cosa che rende le case da gioco “legali”. Una decisione forzata per evitare che i giocatori italiani partissero alla volta dell’estero più vicino, potendo sfruttare a pochi chilometri di distanza le case da gioco di Montecarlo e Lugano, per citarne solo due.

Il dibattito è più che mai aperto, anche perché la Corte Costituzionale ha più volte invocato chiarezza per poter implementare un impianto normativo chiaro, inequivoco. Ma finora gli appelli sono caduti nel vuoto.

L’argomento è delicato, controverso e quindi va da sé che nessun Esecutivo abbia avuto la forza di assumersi la responsabilità di una decisione comunque delicata e sottile. L’Italia ha dalla sua un popolo di giocatori che andrebbero sostenuti ed aiutati. Esattamente come avviene per il gioco online.

Qui la situazione è differente: dal 2011 il gioco online è totalmente legale e contribuisce agli incassi dell’Erario, essendo gestito dallo Stato in tutto e per tutto. Tutte le pagine online disponibili devono essere però regolarmente autorizzate dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli.

La popolarità del canale online è tale che nel 2007, nella Legge Finanziaria di quell’anno, alcune tipologie di poker online non furono inserite tra le sezioni di “gioco d’azzardo”, poiché basate esclusivamente sulle abilità dei giocatori (come per esempio il Texas Hold’em). Due mondi convergenti eppure così diversi a livello normativo. Ad esclusivo svantaggio del giocatore, peraltro.

Gioco in Italia, perché i casinò sono così pochi? Il curioso caso normativo tutto italiano
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