20 Aprile 2024

a cura di Elia Fiorillo
Ballottaggi Comunali 2016. A Roma, Milano, Torino e Bologna i leader restano a bordo campo

Uno, Silvio Berlusconi, sarà operato al cuore per la sostituzione di una valvola aortica. L’altro, Matteo Renzi, sta benissimo ma non parteciperà a sostenere i candidati del suo Pd  nelle prossime tenzoni prima dei ballottaggi finali delle Comunali. Insomma, entrambi “fuori gioco”: l’ex Cav. per impedimento fisico; il presidente del Consiglio per evitare la personalizzazione del voto.  La loro esclusione, comunque, in qualche modo influenzerà il risultato finale degli scontri all’ultimo voto.


La non discesa in campo del presidente di Fi farà scemare le polemiche nel centro-destra. Il “caso Roma” avrebbe  tenuto testa sulle prime pagine dei giornali alimentato da Salvini e Meloni, sia per la sconfitta subita per il non appoggio dell’ex presidente del Consiglio, ma anche per il sospetto che sotto traccia Sua Emittenza, appoggiando Marchini, avesse  voluto resuscitare il Patto del Nazareno per favorire il segretario del Pd. Tutto rimandato a quando l’ex Caimano si rimetterà. Per il momento gli occhi del centro-destra sono puntati su Milano per la sfida tra Beppe Sala e Stefano Parisi. Una vittoria di Parisi su Sala si trasformerebbe in  una doccia d’acqua bollente – o gelata – per Renzi che decreterebbe, soprattutto sul piano mediatico, una sconfitta non facile da giustificare all’interno ed all’esterno del suo partito.
Anche il premio Nobel Dario Fo di perplessità sull’uomo dell’Expo ne ha diverse. “Tra Sala e Parisi non so chi voterò, sono molto perplesso”, ha confidato ultimamente a “Un giorno da Pecora” su Rai Radio 2. E ha continuato sostenendo che  “per paradosso, la voglia è addirittura di andare a votare per la destra pur di levare di mezzo uno che ha fatto tutta la campagna senza dire come ha speso i soldi, come ha realizzato l’Expo e come è il debito e quanto si è perduto”. Ma quanto questa drastica posizione è anche figlia del suo innamoramento pentastellato?

Certo, non hanno messo di buon umore il “demolition man”, come il Financial Times definì Renzi, quelle prese di distanza di alcuni candidati sindaci del Pd che apertamente hanno dichiarato che avrebbero fatto a meno  di lui nella decisiva tornata dei ballottaggi. Certe cose non fanno proprio piacere anche se l’ex sindaco di Firenze non aveva nessuna intenzione di “personalizzare” le Comunali. La faccia già da tempo l’aveva messa sul Referendum costituzionale. Tenersi lontano dalle barricate elettorali non significa starsene a casa a guardare per tivvù come andrà a finire. La sua personale campagna elettorale continua in periferia, puntando a enfatizzare e propagandare le eccellenze italiane che il mondo c’invidia. Ma anche a pubblicizzare “la Rivoluzione” che lui è riuscito a fare in pochissimo tempo. Riavvertendo che uno stop al Referendum equivarrebbe, nei confronti dell’Unione Europea, a un ritorno al passato fatto di riforme promesse, ma mai mantenute, con tutto quello che comporterebbe in fatto di credibilità (leggi anche sostegno politico e finanziario) da parte della signora Merkel e compagnia.

A Roma e a Torino i Cinque Stelle si giocano una carta che potrebbe risultare determinante per l’affermazione della “Rivoluzione Gentile”, come la chiama Luigi Di Maio, del Movimento. Le speranze dei Grillini sono tutte concentrate su due giovani donne, Virginia Raggi a Roma e Chiara Appendino a Torino, che lottano con due “vecchi” veterani della politica: Roberto Giachetti, vice presidente della Camera ed  ex capo di gabinetto del sindaco Rutelli, e Piero Fassino, ex segretario nazionale dei Ds ed ex  ministro per il Commercio estero e di Grazia e giustizia.
A Napoli è arrivato, in ordine di tempo,  l’ultimo schiaffo della minoranza Pd al segretario del partito. Area riformista ribadisce il sostegno a Luigi de Magistris sostenendo che i democrat non possono non stare “nel centrosinistra, e anche per questo il 19 giugno sosteremo l’unico candidato di sinistra in campo, Luigi de Magistris” : proprio lui, il nemico giurato del presidente del Consiglio.
Comunque, domenica prossima sarà per i due giocatori oggi  in panchina, Renzi e Berlusconi, una prova determinante di come andrà a finire  il Referendum “personale” e costituzionale de “il Bomba”. Sarà anche, però,  un segnale importante per l’ex socio del Nazareno, ovvero Silvio Berlusconi, che dovrà decidere “cosa farà da grande”.

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