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Lavoro nero, Tuccillo (Commercialisti): “fenomemo a cui dare una risposta concreta”

“Il fenomeno del lavoro in nero è certamente un fenomeno di mal costume che è dovuto da una parte alle esigenze del datore di lavoro che ha bisogno di ottimizzare il conto economico e dall’altra parte dal lavoratore che accetta di lavorare in nero, pur di portare uno stipendio a casa”.

 

Lo afferma Antonio Tuccillo, presidente dell’Ordine dei dottori commercialisti ed esperti contabili di Napoli Nord, commentando i dati sul lavoro nero.

“In Campania che è la regione d’Italia con un tasso di disoccupazione alle stelle questo fenomeno non meraviglia. Certamente i controlli in questo campo dovrebbero essere più accurati e mirati. E inutile perseguire il piccolo imprenditore – ha aggiunto Tuccillo – o colui che si avvia in una attività impenditoriale, che va sempre tutelata perché è il seme che produce limpresa. Sarebbe a mio avviso opportuno tenere sotto osservazione alcuni settori, ad esempio l’agricoltura dove il fenomeno, essendo la lavorazione stagionale, è particolarmente evidente”.
“La problematica, tuttavia, ha radici profonde e difficili da estirpare. Il governo non ha mai voluto affrontare, e di questo sono fortemente responsabili le forze sindacali, il problema delle gabbie salariali. Purtroppo non è vero che un lavoratore calabrese ha le stesse necessità, esigenze ed opportunità di un lavoratore lombardo o veneto. Di questo bisogna prenderne atto – ha concluso il numero uno dei commercialisti di Napoli Nord – e adottare una politica del lavoro che veda al centro, innanzitutto, il mezzogiorno d’Italia”.

“Secondo l’ISTAT in Campania e Calabria è irregolare un lavoratore ogni cinque contro la media nazionale di uno ogni dieci. Sono dati che indicano il diffuso utilizzo di lavoratori a nero con conseguente evasione contributiva e fiscale”, ha osservato Bruno Miele, vicepresidente dell’odcec Napoli Nord.
“Il problema non e’ nuovo nè tantomeno sconosciuto. Una differenziazione, pero’, e’ necessario operare tra lavoratori sfruttati ( come le clamorose ultime vicende di cronaca) e lavoratori normalmente utilizzati e pagati ma senza assolvere i relativi oneri contributivi e fiscali. Il fenomeno maggiormente evidenziato in Campania – ha sottolineato Miele – rappresenta il malessere vissuto dal sistema economico regionale”.
“Una maggiore e sistematica analisi del fenomeno dovrebbe essere fatta dagli organi competenti, approfondita e con la ricerca di sistemi di controllo anche in collaborazione con le categorie professionali interessate.
L’istituzione di tavoli tecnici con i professionisti potrebbe essere utile per una maggiore diffusione sistematica e radicale delle varie opportunita’ che le recenti riforme possono offrire.
Se non si riesce a invertire la tendenza ci troveremo in una societa’ economica sempre piu’ al di fuori della legalita’.
Non da sottovalutare la pressione contributiva e fiscale – ha aggiunto Miele – che riesce ad erodere notevolmente i salari e nello stesso tempo incide sui conti economici delle imprese”

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