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L’innesto della vita e la donazione degli organi. Quando il teatro è civiltà.

Di Anita Laudando

Convegni, informazione, bioetica, biopolitica, teatro, arte, sentimento.

Nessuno vi farà del male oltre il silenzio della morte. Molti ne faranno, invece, col silenzio vile della superstizione, con la negazione di una scelta civile e consapevole come quella di donare gli organi. In Italia il “silenzio assenso” che ci considera tutti donatori, a morte avvenuta, non riesce ad essere applicata. Ignoranza, falsi miti.
Cos’è la morte? Cos’è la vita? Chiudiamo gli occhi di fronte al dolore, finché appartiene ad altri.

Al  Nuovo teatro Sanità con il patrocinio dell’AIDO – Regione Campania- il valore della donazione di AITF – Regione Campania e Azienda Universitaria Policlinico Seconda Università di Napoli.

Quanta fatica per spezzare le catene dell’analfabetismo del dono.
Diritto alla vita.
Dal 17 al 23 febbraio 2014, Mario Gelardi, Fabio Rocco Oliva, Carlo Caracciolo, Gianluca D’Agostino, Cristiana Dell’Anna, Alessandro Gallo, Flaviano Barbarisi, Carlo Geltrude, Mariano Coletti, Carmine Luino, Mariarosaria Piscopo, Milena Cozzolino, Guglielmo Venditti, Carmela Lauri, Maurizio di Mauro.
Un cast che va ben oltre la semplice performance da palcoscenico.
Del resto è arte proprio quella bislacca simbiosi tra pensiero e vita.
Lacrime e logos per un evento che ha diritto a farsi sentire.

NESSUNO VI FARA’ DEL MALE di Mario Gelardi e Fabio Rocco Oliva.
Pubblico in piedi per una storia come tante, quella di una famiglia il cui quotidiano è sterzato dalla comparsa della malattia.
Stati d’animo forti.
Alessandro Gallo e Gianluca d’Agostino, sostengono Carlo Caracciolo e Cristiana Dell’Anna mentre impegnano ricordi e paure per calarsi in una profondità del sentire che oscura persino le luci fredde da ospedale.
Tutto e tutti i componenti di questo grande evento, hanno avuto un ruolo fondamentale per la riuscita di una coraggiosa scommessa attoriale.
Il rischio del pietismo sarebbe stato altissimo, invece, qualche giorno dopo il convegno,sostenitori e volontari si siedono tra gli spettatori e il dramma arriva senza indorature. Il superfluo è negato. Non c’è bisogno di scenografie pompose per immaginare luoghi e brindare alla vita.
Si racconta della cruda linea di confine di “un corpo che non parla più, non mangia più, non dorme più” . Pregnante, e riuscita, prova d’attrice per la protagonista.
Testo e sottotesti riempiono lo spazio ingoiando la relazione emotiva di tre fratelli. Piccole imperfezioni sono annullate dalla fagocitante umanità del dramma. Teatrale, nel senso di catartico, il loro personale rapporto con la morte,  la speranza di  “un altro giorno, solo un altro giorno”.
La drammaturgia ha la forza della autenticità, del vissuto, della sensibilità, quella vera, di chi conosce cosa sta raccontando, e questo impreziosisce gesti e ingravida di riflessioni gli spettatori.
“Ho paura di non svegliarmi più, vorrei afferrare questo giallo per la gola e stringere, stringere forte, fino a sentire l’ultima parte della mia vita pulsare, sbraitare, piangere. Ho paura di morire”.
Chi riceve un trapianto è felice e grato di avere avuto una possibilità, di aver dato continuità ad una vita spezzata.
Donare gli organi è un atto di dignità.

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