29 Marzo 2024

Non ci può essere una morale politica basata sull’opportunità-opportunistica, misurata dalla  “mediaticità” individuale e di gruppo. La democrazia, la politica, ma soprattutto il buon senso  non può permettersela.
a cura di Elia Fiorillo
“Opportunità” e “opportunismo” due facce delle stessa medaglia nel caso delle dimissioni del ministro Maurizio Lupi. Per il presidente del Consiglio che ha spinto eppoi esaltato il gesto del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, al di là della mancanza di qualsivoglia avviso di garanzia, l’opportunità imponeva l’uscita dal Governo.  Ma quelle pressioni erano anche dettate dall’opportunismo politico.  L’opinione pubblica su pratiche nepotistiche – o presunte tali – di potenti è oltremodo sensibile e, allora, l’immagine del premier e della sua compagine governativa ne avrebbe risentito.
Come metro di misura “l’opportunità politica” pare abbia la “mediaticità”. Ovvero l’indice di  reazione dell’opinione pubblica verso un certo tipo di notizie. A seconda se scivolano via senza colpire più di tanto la  sensibilità della gente, o se lasciano il segno  scatta “l’opportunismo” che è utilizzato da  chi ha la possibilità di farlo. Nel caso in questione Matteo Renzi. Ma anche altri soggetti in una specie di catena di Sant’Antonio della politica.  Ad esempio Angelino Alfano che poteva ben dire di no a che il presidente del Consiglio accettasse le dimissioni del suo ministro delle Infrastrutture. Ha ragione Marco Pannella quando, come al solito fuori dal coro, ritiene che il presidente del Consiglio doveva rigettare le dimissioni di Maurizio Lupi se lo riteneva non responsabile di azioni illecite. L’opportunismo mediatico farà leggere quelle dimissioni, eppoi la ratifica delle stesse, come la prova provata della colpevolezza di Lupi. E perché contribuire a rimuoverlo per poi collocarlo a capogruppo alla Camera al posto dell’ex ministro delle Politiche Agricole Nunzia Di Girolamo anche lei costretta alle dimissioni per questioni d’opportunità?
L’opportunismo politico non ha sentito ragioni circa “l’opportunità” di far candidare alle primarie del Pd per la Regione Campania l’ex sindaco di Salerno incappato nella tagliola della legge Severino per essere stato condannato per abuso d’ufficio. Il sindaco-sceriffo di Salerno Vincenzo De Luca i consensi li ha e pare che mediaticamente nella pubblica opinione ci sia un pareggio tra i pro (il consenso elettorale) e i contro (la condanna subita) alla candidatura. Partendo proprio dal caso De Luca, che se eletto presidente della Giunta regionale della Campania non potrà ricoprire l’incarico nell’attuale situazione legislativa, c’è chi invoca una rivisitazione della legge Severino per cancellare l’abuso d’ufficio. Alla faccia dell’opportunità politica che dovrebbe evitare richieste di modifica di norme “ad personam”. Ancora più grave è che certe richieste vengano proprio dal pulpito che giustamente per anni ha gridato contro provvedimenti legislativi fatti ad hoc per questioni personali.
Ci sono poi i quattro sottosegretari indagati che restano al loro posto: una questione di garantismo politico (o opportunismo?) secondo il segretario dei democrat.  L’allontanamento dei sottosegretari inquisiti avrebbe aperto un vespaio di polemiche sul perché erano stati nominati e sul ripensamento avvenuto dopo le dimissioni forzate di Lupi.
Forse l’opportunità di dare le dimissioni allora c’era per il ministro dell’Interno, e vice presidente del Consiglio del Governo Letta, Angelino Alfano. Alma Shalabayeva, la moglie del dissidente kazako Ablyazov, insieme alla figlia, venne espulsa dall’Italia con un provvedimento a dir poco discutibile. Grande grancassa mediatica, mozione di sfiducia dei pentastellati e di Sel, ma l’opportunismo politico non poteva buttare a mare Alfano senza ripercussioni sull’Esecutivo Letta. E, allora, trovata la vittima sacrificale, il capo di Gabinetto del ministro, tutto si risolse.
Di storie in politica dove l’opportunità è stata misurata con il metro dell’opportunismo ce ne sono sempre state. A cercar bene nessun Governo può definirsi indenne. Stupiscono allora certe alzate di scudi proprio da chi nel passato non si è posto per niente il problema del “doppiopesismo”.  Non ci può essere una morale politica basata sull’opportunità-opportunistica, misurata dalla  “mediaticità” individuale e di gruppo. La democrazia, la politica, ma soprattutto il buon senso  non può permettersela.

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