29 Marzo 2024

“Ho sempre affermato in questi mesi di avere piena fiducia nella decisione della Suprema Corte, convinto, come sono sempre stato, che alla fine avrebbero prevalso le ragioni di diritto oltre che quelle del normale buon senso”.

Lo ha detto Luigi Pagliuca, presidente della Cassa nazionale di previdenza dei ragionieri, commentando la sentenza 24221 della Corte di Cassazione che dà ragione all’Istituto previdenziale in merito alla questione del pro rata, principio che può essere attenuato, come previsto dalla Finanziaria 2007, per motivi di interesse generale costituzionalmente rilevanti, come l’esigenza delle Casse di assicurare l’equilibrio finanziario nel lungo periodo.
“Sono passati venti anni da quando la legge Dini riformò il sistema pensionistico – ha continuato Pagliuca – ma il paese da allora è profondamente cambiato e se si vogliono garantire le aspettative pensionistiche di ogni singolo individuo, maturate in un periodo particolarmente generoso, bisogna fare i conti con risorse economiche che non sono illimitate”.
“Le nuove generazioni – spiega il numero uno della Cnpr – non possono farsi carico di mantenere i privilegi di quelle precedenti, e questo il legislatore lo aveva già intuito nel 2006, quando ebbe modo di chiarire come il principio del pro rata non poteva prescindere dalla necessità di mantenere in equilibrio il fondo e quindi garantire le pensioni future. Questo è quanto nella sostanza hanno riconosciuto i giudici di Cassazione e questo è quanto abbiamo più volte sottolineato in questi mesi in ogni occasione e in tutte le sedi istituzionali”.
“C’è ancora molto da fare – conclude Pagliuca – ma questa sentenza dà forza e solidità alle riforme che noi e altre Casse abbiamo dovuto varare in tempi recenti per garantire l’equilibrio finanziario nel lungo periodo. Rimangono ancora inalterati privilegi e garanzie ingiustificabili relative ad alcune pensioni erogate che, mediamente consumano in cinque anni, la contribuzione di tutta la vita lavorativa scaricando il costo per i successivi 15 anni sui giovani”.

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