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Santa RITA da Cascia La Santa avvocata dei casi impossibili

santa rita
     Un dipinto di Santa Rita da Cascia

Santa Rita da Cascia, una delle figure più invocate e venerate dai praticanti cattolici, nacque da Antonio Lotti ed Amata Ferri, due “pacieri di Cristo” (antenati dei moderni “mediatori civili” e/o ”conciliatori”, ndr) impegnati con le lotte tra guelfi e ghibellini, nel 1381 a Roccaporena, frazione di Cascia (PG). Le venne dato il nome di Margherita, ma ben presto tutti la chiamarono Rita. Il primo miracolo le viene attribuito a soli 5 giorni dalla sua nascita, il miracolo delle Api Bianche: i genitori, impegnati nella mietitura, lasciarono Rita in una culla sotto ad un albero. Le si avvicinano 5 api bianche, che cominciano ad entrare e ad uscire dalla sua bocca ma senza pungerla, anzi, depositandole in bocca del miele


Un contadino, in un campo adiacente, si taglia profondamente una mano con la sua falce. Preso dal panico, lasciò il posto di lavoro in cerca di cure. Passando davanti alla culla, e vedendo le api ronzare sopra a Rita, cercò di scacciarle con l’arto ferito, che incredibilmente guarì. Ragazza mite, umile, ubbidiente e ben educata (i genitori le insegnarono a leggere e scrivere), fin da giovanissima si appassionò alla famiglia Agostiniana, San Giovanni, Sant’Agostino e San Nicola da Tolentino, tanto da voler prendere i voti e da voler frequentare assiduamente il monastero Santa Maria Maddalena di Cascia e la chiesa di San Giovanni Battista. Ma i genitori, come usanza dell’epoca, a 13 anni la promisero sposa a Paolo di Ferdinando Mancini, uomo violento, e dopo 3 anni convolò a nozze. Dal matrimonio nacquero 2 bambini, forse gemelli: Giangiacomo Antonio e Paolo Maria. Paolo di Ferdinando Mancini si era convertito grazie a Rita, ma la loro unione venne interrotta dopo 18 anni quando Paolo venne assassinato dai suoi ex compagni. La famiglia Mancini voleva vendetta, ma Rita no e non rivelò i nomi degli assassini, invocando il perdono. Quando vide che i suoi 2 figli non volevano darle retta, chiese a Dio di vederli morire piuttosto che perseguire i loro scopi sanguinari. Da lì a poco i due fratelli si ammalarono e morirono. Rimasta sola, a 36 anni provò ad entrare al Monastero Agostiniano Santa Maria Maddalena, a Cascia. Ma venne rifiutata 3 volte, per la sua condizione vedovile e perchè nel monastero c’era una suora imparentata con la famiglia di Paolo, offesa per la reticenza della Santa. Solo dopo aver pacificato le due famiglie duellanti Rita ottiene di entrare nel Monastero, nel 1407: secondo la leggenda, furono i 3 santi protettori Sant’Agostino, San Giovanni Battista e San Nicola da Tolentino a portarla, dallo scoglio di Roccaporena dove Rita si recava per pregare, direttamente dentro al Coro. Nel Monastero rimase fino alla sua morte, sopraggiunta il 22 Maggio del 1457 a 76 anni. E si dice che abbia compiuto almeno altri 5 prodigi prima di morire: quello della vite, ancora oggi presente all’interno del luogo di culto; quello della spina (stigmate) della corona di Cristo sulla fronte, che portò negli ultimi 15 anni della sua vita con l’eccezione del viaggio a Roma per la canonizzazione di San Nicola, quando scomparve per poi riapparire una volta tornata a Cascia; poco prima di morire, immobilizzata a letto, chiese ad una sua cugina di portarle una rosa e due fichi dalla casa paterna. Era inverno, ma i frutti c’erano e la cugina glie li portò. E la rosa divenne il simbolo ritiano per eccellenza, un’esile ed umile donna riuscita a fiorire nonostante le spine che la vita le aveva riservato, donando il buon profumo di Cristo e sciogliendo il gelido inverno di tanti cuori; il giorno della morte venne avvistato uno sciame di api nere (dette murarie) nel convento, ed ancora oggi hanno dei nidi vicino all’abero di vite; le campane suonarono da sole.
Il primo miracolo da defunta avvenne al momento di celebrare le sue esequie. Un falegname, Cicco Barbari, era da poco diventato invalido alle mani, non potendo più lavorare. Vedendo la salma di Rita, disse: “Oh, se non fossi ‘struppiato’, la farei io questa cassa!”. Il falegname guarì immediatamente, e le suore lo incaricarono della costruzione della “cassa umile”. Ancora oggi si dice che ogni qualvolta Rita interceda per un miracolo il suo corpo, conservato all’interno della Basilica di Santa Rita da Cascia, emani profumo di rosa. È chiamata anche, oltre “Santa della Rosa” e “Santa della Spina”, dal popolo “Santa degli Impossibili” vista la quantità di miracoli attribuitole. Fu beata, 180 anni dopo la sua morte, nel 1627 sotto il pontificato di Urbano VII. Fu canonizzata durante il Giubileo del 1900 da Leone XIII. Ogni anno Cascia celebra il suo Santo Protettore il 22 di Maggio con la Festa di S. Rita e le Celebrazioni Ritiane.

Festa di S. Rita da Cascia, Celebrazioni Ritiane
La festa che Cascia tributa a Santa Rita è particolarmente articolata e momenti puramente celebrativi si alternano ad ampi spazi di riflessione e ad una liturgia che ormai conta secoli di storia. È il caso dei “giovedì di Santa Rita”, una particolare devozione nata quasi trecento anni fa e mai interrotta: per i 15 giovedì antecedenti la festa del 22 maggio, si svolgono in diverse ore della giornata, incontri di fede in preparazione della festa. Le funzioni religiose della novena vedono partecipare per ogni giorno i comuni della Valnerina, che organizzano specifici, affollati, pellegrinaggi. Insomma, nel nome di Santa Rita, aderendo a quel messaggio di pacificazione che la Santa di Cascia ha lanciato nel sec. XV, c’è un’ampia mobilitazione, e per l’occasione cadono tutti quei particolari campanilismi, quasi fisiologici fra le genti della vallata. Questa autentica esigenza di fratellanza viene manifestata anche con il gemellaggio che, annualmente, Cascia intrattiene, con una diversa città italiana o europea: per una buona parte dell’anno avvengono periodici incontri con la città gemellata, vengono organizzate manifestazioni, reciprocamente svolte, il tutto per creare saldi legami fra le due realtà urbane. Per il 2014, il “Gemellaggiodi Fede”, vede la città delle rose unita con la città calabra di Cariati (CS), a testimonianza dell’elevata diffusione del culto di Santa Rita nel mondo. Il messaggio che il Gemellaggio di Fede di Cascia vuole diffondere è incentrato sui valori che Santa Rita ha insegnato alla sua comunità e a milioni di fedeli nei secoli. L’augurio e la speranza che muovono l’unione, sono quelli di vivere insieme questo momento di festa, con grande devozione e fede. Uno dei momenti più suggestivi, durante la visita della delegazione casciana alla città gemellata, è quello dell’accensione della tradizionale “Fiaccola della Pace”, portatrice di speranza cristiana, il cui ardere rappresenta l’amore e la devozione di Santa Rita. Dalla città gemellata, ogni anno, nei giorni precedenti la festa di Santa Rita – solitamente una settimana prima – parte la “Fiaccola della Pace” che gli atleti del gruppo sportivo più rappresentativo della città, portano, con lunghissime staffette, fino a Cascia. Maratoneti, ciclisti, pattinatori, calciatori… tutti sono giunti puntuali la sera del 21 maggio di fronte al sagrato della Basilica di Santa Rita a consegnare, dopo aver percorso centinaia di chilometri, la fiaccola al Sindaco della propria città.
Ed è proprio il Sindaco ospitato che, alla presenza del primo cittadino di Cascia e di tutti i Sindaci della Valnerina, accende la fiamma sul monumentale tripode, a suggello di un’amicizia duratura, atto che dà il via all’accensione delle migliaia di fiaccole che per tutta la notte arderanno a Cascia e nelle colline circostanti: è l’incendio di fede, suggestivo rito di fuoco in onore della Santa degli Impossibili. Le fiaccole rischiarano una notte frenetica per l’incessante arrivo dei pellegrini. Per tutta la notte una colonna interminabile di pullman ha come meta Cascia. L’indomani i pellegrini, a migliaia, attenderanno lungo i bordi delle strade lo snodarsi della processione. La sfilata del Corteo, che si unisce alle porte di Cascia, alla processione proveniente da Roccaporena, è il momento più atteso da chi, giunto a Cascia affrontando impegnativi viaggi, vuole vivere le emozioni che la vita di Santa Rita sa rendere ancora nell’animo dei fedeli.
La sfilata è anche particolarmente attesa dai numerosi turisti che apprezzano il rigore storico con il quale, in quadri viventi, viene riproposta la vicenda umana della Santa. Ed è una vicenda che del Medioevo coglie gli aspetti più forti: nella vita di Santa Rita si parla di amore ed odi, di vita e di morte, di guelfi e ghibellini, in una inconsueta prospettiva tutta al femminile. E mentre altrove a dominare questi eventi ci sono re, condottieri, capitani di ventura, eserciti, qui, a Cascia, protagonista è un’umile donna, piccola di statura, ma incrollabile nella sua fede e determinata nel proporre ideali di pace: il suo esercito è la sua gente, la gente normale, i contadini, i pastori, gli artigiani, i mendicanti, le consorelle del Monastero, quella parte di umanità che la storia la subisce e che ne porta drammaticamente i segni. Il Corteo Storico si fa ammirare lungo tutto l’itinerario urbano, per giungere poi al Sagrato della Basilica di Santa Rita, ove viene impartita la benedizione. I ruoli si invertono: protagonisti diventano gli spettatori, i fedeli che a migliaia levano alti, rivolti al cielo, mazzi di rose, il fiore amato da Rita, il suo simbolo. Un gesto poetico che rinnova un miracolo del sec. XV.

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