“Da 95 anni pellegrini e testimoni di speranza” – Le Giornate della Condivisione del Movimento Apostolico Ciechi. L’intervista al Presidente Nazionale Michelangelo Patanè

Le persone con disabilità soggetti attivi nella Chiesa e nella comunità civile. Questo il concetto più volte ribadito durante le Giornate della Condivisione del Movimento Apostolico Ciechi, svoltesi a Roma dal 17 al 19 novembre scorso, e sviluppatesi attraverso il racconto di esperienze, progetti e testimonianze.

Presidente parliamo delle giornate della condivisione che rappresentano per il Movimento il raduno più importante dell’anno: quali le motivazioni dell’incontro e gli obiettivi che si è posto?

Le Giornate della Condivisione sono un momento centrale nella vita del MAC, in quanto gli aderenti dei Gruppi diocesani presenti in Italia si incontrano e vivono insieme un’esperienza di formazione, confronto, fraternità. Il tema delle Giornate 2023 è stato “Da 95 anni pellegrini e testimoni di speranza”: il Movimento Apostolico Ciechi è stato infatti fondato nel 1928 da una insegnante non vedente, Maria Motta, che in quella fase storica è riuscita a promuovere una rete di persone che oggi è una bellissima realtà associativa.

Quest’anno, in occasione delle giornate della condivisione, abbiamo ricordato le attività più significative realizzate dal Movimento in quasi un secolo di vita. I 95 anni del MAC sono stati celebrati non solo all’insegna dei ricordi ma guardando al futuro, all’insegna della speranza. Proprio la speranza è al centro della seconda parte del tema delle Giornate: “Pellegrini e testimoni di speranza”. “Pellegrini di speranza” è il motto del prossimo Giubileo che si celebrerà nel 2025; “Testimoni di speranza” perchè gli aderenti del MAC sono stati, sono, e intendono continuare a essere motivo, ragione e segno di speranza per persone e famiglie che vivono l’esperienza della disabilità.

Quanto è stato fatto perché il MAC si ritagliasse un suo spazio attivo nella Chiesa e nella società civile?

Ci impegniamo fortemente per sensibilizzare tutte le comunità, sia civili sia ecclesiali,affinché siano accoglienti, aperte ed ospitali in una sola parola ‘inclusive’; tutto questo significa garantire alle persone con disabilità e alle loro famiglie pari opportunità, significa mettere tutti nelle condizioni di partecipare alla vita della comunità, dando il proprio apporto. Il MAC è da sempre convinto che bisogna incontrare, ascoltare, essere presenza accanto. Le persone con disabilità vanno considerate non solo come destinatarie di servizi, ma come soggetti attivi, cellule vive delle comunità di cui fanno parte. Nella Chiesa, in questi anni, su questo tema sono stati fatti molti passi avanti, a cominciare dall’abbattimento delle barriere architettoniche, ma mancano ancora in tante diocesi una serie di servizi di comunità come, ad esempio, l’interprete del linguaggio dei segni per le persone sorde.

Come il MAC ha vissuto il cammino Sinodale?

Nel primo anno del cammino sinodale, svoltosi a livello diocesano, i Gruppi MAC hanno promosso l’attenzione e l’accoglienza nei confronti delle persone con disabilità;un’attenzione che non è unilaterale, nel senso che richiede anche la disponibilità delle persone con disabilità ad offrire il loro contributo, ad impegnarsi al servizio dei fratelli e della comunità.

Un‘iniziativa particolare sono stati gli incontri di ‘ascolto sinodale’, ovvero incontri realizzati dai Gruppi diocesani MAC presenti in Italia con persone non facenti parte del Movimento, preferibilmente anche lontane dalla Chiesa, che vivono in vario modo l’esperienza della disabilità (come familiari, insegnanti di sostegno, rappresentanti di associazioni). Al centro di questi incontri sono state due domande: cosa pensi della Chiesa? Cosa pensi che possa fare la Chiesa per contribuire al processo di inclusione e partecipazione delle persone con disabilità nella società e nelle realtà ecclesiali? Nelle risposte, l’affermazione più ricorrente ha messo in luce il valore e l’importanza dell’accoglienza.

Il Presidente Patané con l’assistente nazionale del MAC don Alfonso Giorgio

Nel corso degli anni il Movimento e le sue attività si sono spinte anche fuori il territorio italiano, ricordiamo quali sono queste attività.

Nel 1968, dopo l’enciclica “populorum progressio” promulgata da Paolo VI l’anno precedente, il MAC è stato fra i primi a rispondere al grido di aiuto proveniente dai Paesi più poveri del mondo. Da allora il Movimento interviene in molti Stati, specialmente dell’Africa, promuovendo iniziative per la prevenzione della cecità e la cura delle malattie degli occhi, come la realizzazione di ambulatori oculistici, e sostenendo l’istruzione e la promozione sociale e religiosa delle persone con disabilità visiva, ad esempio con l’invio di materiale didattico per non vedenti. Sono tutte attività realizzate in collaborazione con le diocesi locali e con i missionari e le associazioni che operano sul territorio. Siamo infatti convinti dell’importanza, in ogni ambito, del fare rete, e del lavorare in rete.

Il MAC promuove diversi premi, ce ne vuole parlare?

I premi sono un aspetto importante dell’attività di sensibilizzazione svolta dal MAC in Italia: il Premio “Don Giovanni Brugnani – parrocchie inclusive”, iniziativa rivolta alle parrocchie che si attivano e si impegnano per includere nella loro vita e nelle loro attività le persone con disabilità; il Premio Antonio Munoz destinato agli studenti con disabilità visiva; il Premio Diana Lorenzani rivolto alle scuole e agli enti del Terzo Settore che realizzano progetti di inclusione di persone con disabilità complessa. Il filo conduttore dei premi è l’idea che l’inclusione è sempre possibile; la diffusione di buone pratiche di inclusione promuove il pieno riconoscimento della dignità delle persone con disabilità e favorisce la costruzione di comunità accoglienti e partecipate.

“Da 95 anni pellegrini e testimoni di speranza” – Le Giornate della Condivisione del Movimento Apostolico Ciechi. L’intervista al Presidente Nazionale Michelangelo Patanè
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