
“La prima goccia bianca” è un testo scritto e diretto da Antonio Mocciola, ma che ti vede da solo in scena. E’ la prima volta che affronti un monologo?
No, non è la prima volta che affronto un monologo. A Gennaio del 2023, sempre a Roma, andai in scena a Cappella Orsini con un monologo scritto da me e da Marco Medelin dal titolo ” Semplicemente io”.
Lo spettacolo affronta, tra gli altri, il tema della solitudine e della manipolazione psicologica. E’ stato difficile entrare in questo “mood”? Tu ti sei mai sentito solo o “usato”?
Non mi piace parlare di mood, preferisco dire empatizzare, capire il punto di vista del personaggio e trovare la chiave per poter trasformare le parole scritte in emozione vera e reale. Non è stato affatto facile, è stato faticoso cucirmi addosso la storia di questo personaggio ma anche emozionante perché parliamo di dinamiche di vita reali e pensare che esistono ragazzi che vivono questa realtà mi rende triste. Quando sto male, mi rifugio nella solitudine perché è l’unico luogo in cui riesco ad entrare veramente in contatto con me stesso e capire cosa c’è che non va e trovare una soluzione. Nel corso della mia giovane vita sono stato spesso da solo e quando ero più piccolo pensavo che fosse un male.Ora che sono più grande, ho imparato ad accogliere la solitudine perché mi permette di essere presente al 100% quando sono in mezzo ad altre persone.
Lo spettacolo ti ha visto in scena a Roma, negli intimi spazi di Interno 4. E’ stato difficile recitare per un’ora, da solo e completamente nudo, col pubblico che si trova a un centimetro dal tuo corpo, dalla tua voce, e per giunta circondato da specchi?
Si, è stato difficile perché era la prima volta che affrontavo una realtà di questo tipo, prima di iniziare ero nervosissimo ed ho fatto molta fatica a spogliarmi, come se il mio corpo mi stesse dicendo di non farlo. Sono entrato in scena e la vicinanza del pubblico, i loro sguardi attenti e sorpresi e la loro energia mi hanno tranquillizzato e caricato allo stesso tempo. Io credo che tutti gli spettacoli, ma soprattutto i monologhi visto che si è da soli, siano un vero dialogo con il pubblico ed ad interno 4 io e il pubblico abbiamo dialogato… ci siamo ascoltati, ci siamo capiti, ci siamo immersi insieme nella storia e ci siamo emozionati insieme. Questo è il motivo per il quale faccio questo lavoro. E’ stato magico.
Una domanda che può essere utile agli attori che si stanno approcciando ora al mestiere: Che tipo di lavoro tecnico e psicologico hai fatto per superare l’imbarazzo di un’esperienza del genere? La consigliesti ad attori che magari sono un disagio col proprio corpo? Puoi descriverci la sensazione che hai provato quando nei primi secondi, la prima volta, ti sei trovato, da solo, nudo davanti al pubblico? Percepivi il pubblico o sei riuscito ad astrarti? E’ cambiato il rapporto col tuo corpo dopo questa esperienza che di solito si vive in privato e che nel tuo caso è stata pubblica?
Prima di essere attori, siamo esseri umani ed io non sono nessuno per consigliare ad un altro essere umano di affrontare il disagio con il suo corpo in maniera così diretta e brutale. L’unica cosa che mi sento di dire è che devono sentire dentro di loro, la volontà ed il coraggio di affrontarlo in questo modo. Non importa come si supera, ma l’importante è superare il disagio col proprio corpo perché non ti fa vivere bene. Spesso la gente viene esclusa, insultata, bullizzata perché ha un corpo diverso dagli standard e questo è inaccettabile. Ognuno deve essere felice all’interno del corpo che preferisce senza doversi preoccupare di quello che pensano gli altri. Sinceramente, non mi sento di parlare di lavoro tecnico e psicologico. durante le prove dello spettacolo le uniche due cose che ho pensato sono state: la prima è che il corpo nudo è un semplice costume di scena come può esserlo un costume medievale e la seconda è che, in questo spettacolo, attraverso il mio corpo nudo posso dare al pubblico un’emozione ancora più forte, scioccante e travolgente rispetto a se fossi vestito. La prima volta che sono stato nudo davanti al pubblico ho provato un imbarazzo abbastanza fisiologico che è durato veramente una frazione di secondo. Appena superato quello, mi sono sentito a mio agio, sentivo gli occhi del pubblico addosso, ma mi hanno caricato ancora di più. Faccio questo lavoro per il pubblico e come ho detto prima, mi piace sentirli durante lo spettacolo, guardarli negli occhi e parlargli davvero… mi aiuta. Dopo quest’ esperienza il mio rapporto con il corpo è migliorato, l’ho sempre visto come la mia più grande delusione, la mia più forte insicurezza ed ora lo vedo come una risorsa preziosa e sto imparando, giorno dopo giorno, ad amarlo sempre di più.
Checché se ne dica, uno spettacolo di nudo integrale (di cui Antonio Mocciola è uno dei capostipiti, ottenendo numerosi riconoscimenti) non lascia mai indifferenti: prima di approcciarti a questo tipo di allestimento, hai avuto perplessità? Da pubblico hai visto mai esperimenti del genere, e avresti mai pensato di esserne un giorno protagonista?
Si, ho avuto più paura che perplessità. Avevo paura di non essere all’altezza, avevo paura che il pubblico potesse non apprezzare e di risultare goffo e ridicolo. Ho parlato con Antonio e mi ha aiutato a sconfiggere queste paure e di questo lo ringrazio davvero tanto. Da pubblico, a Roma, ho visto uno spettacolo di Antonio e mai e poi mai nella vita avrei pensato che un giorno sarei stato protagonista di uno spettacolo di questo tipo.