EDICOLA Fiori di Elia Fiorillo
In una recente indagine demoscopica solo un italiano su tre dichiarava di aver fiducia nella magistratura. Una cifra certo molto bassa che non può che preoccupare. Percentuale però che si giustifica probabilmente tenendo conto dei “tempi” della giustizia nel nostro Paese, dei drammi vissuti da quanti incappano nelle sue maglie per poi vedersi “assolti” parecchi anni dopo l’avvio dell’azione penale. Una “via crucis” interminabile e insopportabile che è già una condanna e che spesso colpisce i cittadini più deboli. Gli altri, i potenti, troppe volte si salvano giocando sulle lacune, sulle lentezze, sui mille problemi della giustizia – ingiusta – italiana. Per il presidente Mattarella “Quanto è avvenuto ha prodotto conseguenze negative per il prestigio e l’autorevolezza dell’intero ordine giudiziario, la cui credibilità e la cui capacità di riscuotere fiducia sono indispensabili al sistema costituzionale”. Ma per il Capo dello Stato “la magistratura e l’organo di autogoverno ‘hanno gli anticorpi’ necessari a restituire credibilità alla magistratura”. Mattarella ricorda che è stata proprio un’azione della magistratura a portare allo scoperto le vicende che tanto sconcerto hanno causato nella pubblica opinione. Secondo Davigo, ex Pm di Mani Pulite, leader della corrente Autonomia e indipendenza, “Non c’è attività più nobile di dare giustizia. E’ questo il principio che mi ha fatto scegliere di diventare magistrato. Ma c’è un pericoloso carrierismo. Una caccia alla ‘medaglietta’. Va ripensato l’intero modello organizzativo. Bisogna tornare all’etica del magistrato”.
Di riflessioni la vicenda Palamara se ne porta dietro tante. Una in particolare: ma ci voleva che scoppiasse il caso del giudice corrotto e corruttore per far emergere certe questioni? La caccia alla ‘medaglietta’, il pericoloso carrierismo, le correnti onnipotenti e onnipresenti erano già sotto gli occhi di tutti i magistrati, in particolare dei capi corrente e dei componenti il CSM, non si poteva intervenire senza aspettare il “botto” che tanti danni ha provocato alla credibilità dell’ordine giudiziario? Dalla vicenda Palamara viene fuori un modo di essere tutto italiota. Equilibri insani che “parano” tutti i soggetti creatori di quegli assetti. E nessuno degli attori in causa prova a recitare la parte del “bastian contrario” per paura dell’emarginazione, dell’esclusione, della perdita di benefici e via proseguendo. Alla fine, proprio per certe preoccupazioni, incertezze, paure per non parlare d’interessi e via proseguendo i Palamara di turno diventano il potere assoluto che decide, condiziona, distrugge carriere. Da “oggi si volta pagina” ha esordito il Capo dello Stato nel presiedere il Csm. Certo, sarà il Parlamento ed il Governo ad elaborare eventuali riforme che attengono a composizione e formazione del Csm ma, più in generale, ai temi della giustizia e dell’ordinamento giudiziario. Da subito però, come auspicato dal presidente Mattarella, dovrà essere il Csm a dotarsi di regole di funzionamento diverse da quelle che lo hanno infangato.