rpt

Torna in scena il 2 febbraio a Cappella Orsini uno spettacolo potente, drammatico ma con punte di ironie, e che tratta un tema solo apparentemente desueto: la diserzione dalla guerra. Il testo, tratto dalla vera storia di Furio Sbarnemi, vede in scena Romano Gennuso. Abbiamo incontrato l’attore siciliano per una breve intervista.

“La legge dell’amore universale” è un testo scritto e diretto da Antonio Mocciola, ma che ti vede da solo in scena. E’ la prima volta che affronti un monologo? Di cosa si tratta?

Ho già affrontato vari monologhi ma questo è il più particolare. Questo monologo è un grido all’ingiustizia di dover affrontare una guerra senza avere la possibilità di sfuggire ad un inevitabile destino ricco di perdite sia personali che umane.

Lo spettacolo affronta, tra gli altri, il tema della solitudine e della disobbedienza. E’ stato difficile entrare in questo “mood”? Tu ti sei mai sentito solo?

La solitudine è qualcosa che ognuno di noi è costretto ad affrontare nella propria vita e non è facile. Questo personaggio si sente solo perché non è ascoltato da nessuno e l’unico modo per dar voce è la ribellione.Disobbedire è necessario se si vuole far valere i propri ideali e molto spesso incontriamo un muro davanti a noi .Dobbiamo cercare di rompere tale muro o almeno lacerarlo un po’ affinché qualcun altro riesca un domani ad oltrepassarlo.

Lo spettacolo ti ha visto in scena a Roma, negli intimi spazi di Cappella Orsini. E’ stato difficile recitare per un’ora, da solo e completamente nudo, col pubblico che si trova a un centimetro dal tuo corpo, dalla tua voce? 

Tutto diventa complicato per un pubblico prevenuto che va a vedere uno spettacolo solo per il gusto di trovare l’elemento negativo in modo da metterlo in risalto. La nudità del personaggio è la nudità di un Italia spogliata dai propri valori e dai propri cari costretti a morire a causa di un governo fallimentare.Il nudo non è difficile per l’attore che interpreta un ruolo ma lo è per lo spettatore che si trova fuori “ruolo” in quella serata.

Una domanda che può essere utile agli attori che si stanno approcciando ora al mestiere: Che tipo di lavoro tecnico e psicologico hai fatto per superare l’imbarazzo di un’esperienza del genere? La consigliesti ad attori che magari sono un disagio col proprio corpo? Puoi descriverci la sensazione che hai provato quando nei primi secondi, la prima volta, ti sei trovato, da solo, nudo davanti al pubblico? Percepivi il pubblico o sei riuscito ad astrarti? E’ cambiato il rapporto col tuo corpo dopo questa esperienza che di solito si vive in privato e che nel tuo caso è stata pubblica?

 Ognuno di noi ha degli ostacoli difficili da superare e quindi tende a giustificare il tutto in “io sono così”.Noi dobbiamo cercare di andare oltre gli ostacoli e la nudità può essere uno di questi. Quindi consiglio agli attori che vogliono fare questo mestiere di accettare i propri difetti e di essere superiori a chi potrebbe criticarli,dimostrando  indifferenza e forte consapevolezza in sé stessi. Non è facile e soprattutto avere il pubblico a due passi da te ti porterà a vergognarti e ad andare sul testo come un treno ma con il tempo inizierai ad assaporare il piacere di essere tu che porti avanti la storia e lo dovrai fare nel migliore dei modi per te e soprattutto per il tema che porti avanti.Inoltre non bisogna cercare conforto nel pubblico perché egli farà sempre in modo di metterti in imbarazzo quindi cerca di metterlo tu a disagio e a farlo vergognare qualora non segua la storia.

Checché se ne dica, uno spettacolo di nudo integrale (di cui Antonio Mocciola è uno dei capostipiti, ottenendo numerosi riconoscimenti) non lascia mai indifferenti: prima di approcciarti a questo tipo di allestimento, hai avuto perplessità? Da pubblico hai visto mai esperimenti del genere, e avresti mai pensato di esserne un giorno protagonista?

Sono sempre stato affascinato dalla nudità in scena e dal come viene rappresentata dai vari attori e registi. Nel corso della mia breve carriera ho sempre incontrato registi che me l’hanno proposto tra cui il primo fu l’attore e regista Napoletano Francesco Silvestri con “Fratellini”, ma la paura mi ha sempre fatto fuggire. Con questo spettacolo ho deciso di superare questo ostacolo affrontando questa meravigliosa storia di un uomo che difende i suoi valori e soprattutto l’amore universale per la propria terra e famiglia.

 

Pubblicità
Verificato da MonsterInsights