A cura di Valentina Nasso Un modo di vivere le tradizioni raccolto in una collana di sei volumetti (Il caffè, I dolci, Pizza e cibi di strada, Il presepe, La musica, Usi, costumi e curiosità) tradotto anche in lingua inglese. Assolutamente non casuale la scelta della presentazione nello storico Gran Cafè Gambrinus di Piazza Trieste e Trento, uno dei primi caffè letterari di Napoli.
Diversi sono gli autori: Marco Perillo, Carmine Aymone, Giuseppe Pesce ed Eloisa Crocco, si calano nella storia, negli usi e costumi di Napoli cercando di raccontare, di descrivere tradizioni che hanno forgiato letteralmente il carattere dei napoletani.
La Napoli magica, fatta di superstizioni ma al contempo devota e rivoluzionaria,la Napoli del teatro di Pulcinella che incarna il vero spirito di questo popolo, con un grande e celato insegnamento:esorcizzare il dolore con una risata e non prendersi troppo sul serio, riconoscendo la brevità della vita ed il bisogno di allegria e leggerezza.
Si parla del caffè, chiamarla bevanda sarebbe riduttivo, infuso dalle proprietà magiche è più consono al caso.
Dall’origine lontana probabilmente araba diviene un rito tutto partenopeo, un collante, momento di socialità e condivisione come nei caffè letterari dell’800′.
Non poteva mancare Il Presepe “Una pagina di Vangelo in dialetto napoletano”, così quello Borbonico veniva definito nell’ Ottocento da Michele Cuciniello, donatore di una delle più significative collezioni presepiali presenti nel Museo di San Martino.
Il Presepe del Settecento è un interessante documento visivo sugli usi , costumi, folclore della Napoli borbonica, uno spaccato della vita quotidiana dell’epoca.
Paganesimo e cristianesimo si mescolano con grandi contraddizioni tra luci ed ombre.
Simboli del codice onirico della tradizione e personaggi emblematici in una commistione tra il sacro ed il profano,magia e religione.
Alla Pizza è riservato un posto d’onore anche in questo utilissimo vademecum, insieme ad altre pietanze prelibate, primi, secondi, contorni e cibi di strada.
Una passeggiata immaginaria tra odori e sapori supportata da indirizzi delle pizzerie, friggitorie e trattorie della città.
Un simpatico fuoriprogramma, l’intervento di due esponenti più che referenziati:le pizzerie Starita e Trianon che hanno fatto la storia della vera pizza,orgogliosi ci raccontano di come seguono ancora le ricette tramandate dai loro padri.
Dulcis in fundo:la musica, presente nel sangue dei partenopei, si arricchisce grazie alle influenze di altri popoli come gli spagnoli, arabi, saraceni, francesi.
Un excursus che parte dalla sirena Parthenope passando per Nerone, imperatore romano che partecipava alle gare canore che si svolgevano in città, passa per il coro delle antiche lavandaie sulla collina di antignano prosegue con la composizione scritta da Gabriele D’Annunzio “A Vucchella”, palcoscenico il Caffè Gambrinus appunto all’epoca luogo di ritrovo di poeti ed artisti.
Dal lontano 1907 non si arresta proseguendo inesorabile con Carosone,il quale introdurrà lo swing americano e Peppino di Capri, per finire con il nostro grande ed ineguagliabile Pino Daniele e gli Almamegretta rock, reggae misto a canzoni napoletane.
Napoli continua a produrre musica, il vero napoletano è un sognatore, un uomo con i piedi fortemente appoggiati sulle nuvole.
Spettatore attento tra il pubblico il Sindaco De Magistris, difensore della “napoletaneita’bella”si complimenta con gli autori ringrazia l’editore Rosario Bianco, e tutti coloro che sono esportatori sani delle nostre tradizioni.
Compiaciuto del lavoro svolto parla della vivacità ed energia del popolo napoletano descritti sapientemente proprio in questa collana, “La nostra passione va diffusa” esorta il Sindaco.
L’unicità di Napoli è proprio in questo nel sapere restare profondamente umani.

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