Il romanzo di Silvana Campese Parthenope Inferno Celeste – I molteplici volti
dell’umanità edizioni Phoenix Publishing (150 pagine, euro 14), scandisce il ritmo di
una saga familiare ambientata a Napoli a partire dalla fine della Prima Guerra
Mondiale fino agli albori del Terzo millennio. Attraverso vite, vicissitudini, passaggi
epocali e molteplici eventi, anche naturali come il terremoto del 1980, e seguendo le
esperienze umane dei numerosi personaggi di primo e secondo piano, l’autrice ha
ricostruito un quadro storico-politico dell’epoca in cui si svolgono i fatti.
Il Mezzogiorno ha intervistato l’autrice Silvana Campese.
Come è nata l’idea di scrivere questo romanzo?
Il romanzo si divide in due parti ma l’idea, l’input in realtà fiorirono sulla spinta di una forte esperienza lavorativa da me vissuta tra la fine del secondo e gli inizi del terzo millennio e riguardavano quella che poi sarebbe diventata la seconda parte: anni dopo la fine di Mariuccia, la zia tanto amata, le nipoti, Justine figlia del fratello Pasquale e Carmela, figlia della sorella Angela, sono le protagoniste, ciascuna nel proprio ruolo di docenti, L’una nell’impresa (consorzio di imprese) del padre, l’altra in un Istituto superiore pubblico. Quindi posso affermare che la seconda parte nacque per prima ma, mentre tentavo di creare la prima bozza del romanzo, mi si affollavano nella mente una molteplicità di personaggi a segnalare la necessità di risalire alle origini, a reclamare ciascuno ruolo e collocazione nello spazio e nel tempo in relazione a quella che prorompeva da subito in tutta la forza del suo vissuto e della sua personalità e che sarebbe quindi diventata la vera protagonista, la mia Maria/Parthenope! In realtà quindi sono state/i loro, Michele, Catello, Carmelina, Ciro e quant’altre/i a venirmi a cercare per esistere non più e non solo in quanto immagini senza nome o confusi flash nell’archivio cui attinge chi scrive, tra fantasia e vissuto, ma per darmi il coraggio e la forza di creare una vera e propria saga familiare.
Che ruolo ha Napoli nella storia?
Napoli è protagonista non solo in quanto la saga familiare si svolge principalmente a Napoli ma anche e soprattutto perché io ho inteso in qualche modo identificarla in Parthenope/Maria. Inoltre Napoli è da sempre e per eccellenza città metropolitana e cosmopolita e la sua popolazione in apparenza ha caratteri e psicologie, abitudini e tradizioni, identità e cultura tipicamente partenopee ma a ben vedere questa città è un mondo, anzi è il mondo ovvero genera in sé tutti “i molteplici volti dell’umanità”. Napoli è un magma ribollente di energie e di passioni, una città difficile e irresistibile al tempo stesso dove tante/i delle sue figlie e dei suoi figli portano avanti una lotta quotidiana barcamenandosi alla meno peggio, arrangiandosi, cercando di sopravvivere in un caos di violenza e di ingiustizie. Una città in cui Jean Noel Schifanò disse che “domina il chiaroscuro e si concilia l’inconciliabile”. Napoli è per me una cartina di tornasole, una finestra sul mondo per osservarne attraverso tutto quello che la città indica da sempre in forme di premonizione tragica o gioiosa, in perenne e vitale profezia. Negli ultimi decenni tuttavia anche Napoli ha subito gli effetti narcotizzanti della omologazione caotica e distruttiva che ha pervaso inesorabilmente le metropoli e le città del mondo globalizzato, di quel ‘villaggio globale’ cui già nei miei precedenti lavori di narrativa ho molto polemicamente fatto riferimento. Ed infatti la ricerca di quel qualcosa che sta per essere o accadere anche altrove, quasi ovunque nel mondo e di cui la mia città offre in anticipo il segno, quando non la più drammatica premonizione, richiede oggi una particolare capacità di saperla fare nel profondo.
Cosa rappresenta per lei Parthenope?
Maria è Parthenope ma lo sono anche in altri modi la madre Carmela, Justine, Angela e altre figure di donne perché rappresentano la forza del femminile, quella che permette alla maggioranza delle donne di fronteggiare la realtà anche nei momenti più difficili e drammatici. Anche nel presente ne stiamo avendo un esempio straordinario… Mi riferisco alla pandemia di Covid-19 in atto e purtroppo in piena seconda ondata. Parthenope è per me l’emblema del femminile che affronta la vita; l’eterna lotta tra il bene e il male pervade Parthenope/Neapolis come le pagine di questo mio libro che è al tempo stesso Parthenope/Inferno Celeste ma anche un lungo canto per alcuni versi nostalgico, per altri d’amore per le sue origini e la sua millenaria cultura.
In questo romanzo, il ruolo della donna è centrale.
Sì, centrale… Ma questo dipende molto dalla mia storia di impegno nel Movimento femminista ed in particolare di appartenenza per quasi mezzo secolo al gruppo storico delle Nemesiache. Noi fummo e ancora siamo una realtà del femminismo che si ricollega a Napoli, al Vesuvio, ai Campi Flegrei, a Cuma, alla Sibilla, alla Sirena Parthenope, per esprimere le nostre radici: il femminismo a Napoli è nato da Napoli e dalle sue radici, dalla realtà delle lotte di donne che non si sono mai lasciate colonizzare ma continuarono e continuano a volte anche a fianco dell’uomo ma separatamente, distanti alla ricerca dell’armonia per vendicare tutta la violenza che è stata fatta a Napoli, alla Madre Terra, alle Sibille, alla Vita, alla Bellezza. La nostra fu ed è lotta per per esserci, esistere, costruire storia da soggetti pensanti e coscienti, in tutta la propria dignità e bellezza, per esprimere liberamente energia, creatività, arte e cultura. Cultura femminile! Non necessariamente contro perché questo significherebbe limitare la libertà e sentirsi vincolate ovvero si ridurrebbe il tutto solo a denuncia e rivendicazionismo. Discorso peraltro di una attualità sconcertante…
Perché ha scelto questo titolo per il suo romanzo?
Non è solo mio il merito. In realtà fu scelto insieme ai giovani e bravi componenti il gruppo editoriale Phoenix Publishing. Ci piacque molto perché racchiude molto efficacemente in sé quasi tutti i contenuti che ho espresso rispondendo alle altre domande.
In questo romanzo, si ripercorrono vari eventi storici. Come ha svolto le sue indagini per poterle raccontare?
Essendo nata nel 1948, è ovvio che per non pochi eventi avessi io stessa ricordi molto utili sia per esperienze dirette che per narrazioni abbastanza dettagliate e attendibili dei nonni materni e dei miei genitori e zii. Per cui ho dovuto solo in alcuni casi cercare conferme per non incorrere in errori che riguardassero date o dettagli. Per altri ho approfondito le mie nozioni e/o informazioni servendomi di alcune fonti tra cui per esempio Il Mattino del 1934; L’amara storia dell’Unità d’Italia di Angelo Manna; I Savoia e il massacro del Sud di Antonio Ciano.