Prospettive critiche: Guillaume Le Blanc a Palermo e Roma

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Tematica “Filosofia e Cinema”
Nell’ambito del ciclo di saggistica Prospettive critiche, Guillaume Le Blanc sarà il martedì 14 aprile all’Institut français di Palermo e a Roma il giovedì 16 aprile.

A Palermo, l’incontro sarà animato da Andrea Inzerillo, direttore del Sicilia Queer Filmfest, e Eric Biagi, direttore dell’Institut français di Palermo.

A Roma, la tavola rotonda sarà in compagnia di Yves-Charles Zarka (direttore della rivista Cités, professore all’Università Paris-Descartes), Stefano Petrucciani e Francesco Saverio Trincia (professori di filosofia all’Università La Sapienza), e verterà sulla pubblicazione di due volumi della rivista Cités, « La philosophie en France aujourd’hui ».

Guillaume Le Blanc è filosofo, scrittore e professore di filosofia all’Università Bordeaux-Montaigne. È membro del comitato di redazione di due riviste, Esprit e Raison publique.
Il suo lavoro riguarda principalmente la questione della critica sociale e i limiti complessi quali precarietà, esclusione, dignità e normalità. Per quanto riguarda le sue opere, ha pubblicato, in particolare, Les maladies de l’homme

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Guillaume le Blanc

normal (Editions du Passant Ordinaire, 2004); Vies ordinaires, vies précaires (Seuil, 2007); L’invisibilité sociale (PUF, 2009); Que faire de notre vulnérabilité (Bayard, 2011).
Nel suo ultimo saggio, L’insurrection des vies minuscules (Bayard, 2014), formula un’ipotesi originale: Charlot è il rappresentante di un’umanità vulnerabile che vive, sotto i nostri occhi, una vita minuscola. Tuttavia, che si guardi a Les Temps modernes, a The Kid o a Le dictateur, è proprio lui che rimette in questione tutte le condivisioni sociali tra il grande e il piccolo, il centro e la periferia, il dentro e il fuori, il normale e il patologico: bisogna veramente vivere lavorando? Cosa significa essere innamorati? Ed essere padre? Siamo tenuti a essere cittadini patrioti?

L’ipotesi Charlot è proprio questa: contestare le norme del mondo comune per renderlo effettivamente più comune, più condivisibile, per inventare e reinventare la democrazia. Non è forse la forza ultima di Chaplin e del suo personaggio che ci allontana dal nichilismo che sembra di nuovo incombere sulla nostra epoca?

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