Totò con i quattro – Intervista agli autori
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Totò con i quattro è un testo che Ciro Borrelli e Domenico Livigni hanno voluto dedicare al Principe della Risata, offrendo un punto di vista diverso dal solito. Si tratta del primo volume della collana dedicata al Cinema della linea SERIE ORO ideata e diretta dalla giornalista Anita Curci, in collaborazione stavolta con la casa editrice Apeiron.
Il Mezzogiorno, in occasione della pubblicazione, ha realizzato una “doppia intervista”, facendosi raccontare di questo lavoro dagli autori Ciro Borrelli e Domenico Livigni.
L’immagine di Totò fa parte della Collezione Domenico Livigni.
Com’è nata l’idea di scrivere questo libro insieme?
Ciro Borrelli: Nasce innanzitutto dalla sconfinata ammirazione che entrambi, io e Domenico Livigni, il co-autore, nutriamo per il principe Antonio de Curtis, il più grande comico italiano di tutti i tempi. L’intento era quello di offrire un piccolo contributo al ricordo di questo genio del Novecento. Per farlo ci siamo serviti di quattro artisti che hanno collaborato con lui. L’idea di raccontare Totò attraverso questi assi del cinema e del teatro non era facile da realizzare: un progetto ambizioso e complesso. Di qui la “trovata” di scrivere il libro a quattro mani. Ciò che lega me ed il mio amico Livigni, oltre alla già citata ammirazione per Totò, è la profonda passione per l’intero universo teatrale e cinematografico. Quando gli ho proposto di collaborare con me, Domenico ha accettato subito con caloroso entusiasmo: ha preso così il via il nostro progetto, che si è snodato per mesi attraverso una strada pianificata insieme, non senza “deviazioni” e aggiustamenti in corso d’opera.
Domenico Livigni: Da una passione comune. Fin da piccolo, dall’età di 5 anni, ho iniziato ad approfondire l’argomento “spettacolo”, dedicandomi alla visione di film e di opere teatrali, per poi passare in età più matura alla lettura di scritti saggistici e narrativi sul tema. Di conseguenza, quando si è prospettata l’occasione di realizzare un testo che avesse queste caratteristiche, anche grazie all’amicizia con Ciro Borrelli, non ho perso questa opportunità. Ciro mi parlò di questa sua idea, una ricerca a quattro mani incentrata sui massimi comprimari del Principe: Peppino De Filippo, Aldo Fabrizi e Nino Taranto. Alla sua idea, io risposi: “se aggiungi anche Erminio Macario, accetto la tua proposta!”. Così, abbiamo iniziato e così è nato “Totò con i 4”.
Rispetto ad altri libri dedicati al principe della risata, in cosa differisce il vostro lavoro?
CB: Su Totò è stato scritto tanto ed hanno scritto in tanti, specialmente in questi ultimi due anni a seguito del cinquantenario dalla morte e del centenario dalla nascita. Per realizzare un volume degno di un siffatto personaggio senza cadere nelle banalità e nelle ripetizioni, si imponeva dunque la necessità di uno studio accurato e di una ricerca certosina. Il tutto è poi condito con una bella manciata di fantasia: una formula singolare, insomma, che fa ricorso ad immaginarie interviste e colloqui informali, per scavare nei ricordi e nelle frequentazioni del noto comico napoletano. A parlare di Totò non siamo dunque io e Livigni, ma i suoi più importanti colleghi (nonché amici) come Peppino De Filippo, Nino Taranto, Aldo Fabrizi ed Erminio Macario. Dal canto suo, il principe De Curtis funge da filo conduttore: attraverso di lui, i lettori riescono ad addentrarsi nelle vite private e professionali di quattro primatisti di cui conosciamo ancora troppo poco…
DL: Stavolta Totò non è protagonista assoluto, il “primo attore”, ma ricopre quasi quel ruolo che impose, pur non volendo, ai suoi amati colleghi: quello di comprimario. Abbiamo preferito mettere in luce, mediante un cospicuo e lungo lavoro di ricerca, nuove e “dimenticate” notizie e aneddoti, attinenti alle vite artistiche di questi quattro assi dello spettacolo comico italiano del secolo scorso, accanto a un Totò genialmente eclettico, che funge da collante tra tutti i protagonisti dell’intera opera.
Che punto di vista volete offrire di Totò?
CB: In questo saggio, il ritratto che emerge di Totò, attraverso la ricostruzione effettuata da quattro suoi amici e colleghi, è quasi un mosaico: ci viene restituito un Totò scanzonato, vulcanico e scoppiettante sul set, ma allo stesso tempo solitario, scontroso e poco incline alle confidenze nella dimensione privata, che è poi quella più autentica, perché spogliata delle finzioni imposte dal mestiere.
DL: È un Totò completo, visto ed esaminato in tutte le sue sfaccettature e ogni aspetto del lavoro riguarda sia la vita dell’artista smaliziato, aggressivo e beffardo che quella dell’uomo aristocratico, flemmatico e taciturno. Ma tutto ciò, ribadisco, funge da collante, da fil rouge, intorno a cui ruota la vita dei suoi colleghi e dei suoi amici.
Come avete lavorato alla realizzazione del libro? In parallelo e poi confrontandovi?
CL: Abbiamo cercato di non sovrapporci e di non stancare il lettore. In ogni sezione del libro ripensiamo la carriera di Totò e del collega/amico, stando attenti a non essere ripetitivi. Abbiamo ripercorso la vita di Totò partendo dalla origini, passando per la fanciullezza e le prime delusioni in teatro, fino ai trionfi sul set, rivisitando la sua carriera parallelamente a quella di ognuno dei quattro attori. Della vita del Curtis, sia quella privata che quella pubblica, non è tralasciato alcun aspetto. Ovviamente questo è stato possibile solo grazie un confronto costante e costruttivo tra me e Domenico…
DL: Abbiamo lavorato perfettamente in linea parallela, confrontandoci con regolarità sull’andamento delle ricerche, svolte nelle diverse biblioteche ed enti pubblici. Ad esempio, per “tessere” e ricostruire i percorsi artistici e privati dei personaggi da me curati, Erminio Macario e Aldo Fabrizi, ho frequentato per un certo periodo la Biblioteca Luigi Chiarini di Roma, dove ho potuto esplorare di più la mia passione e il mio entusiasmo attraverso un’attività di consultazione di periodici datati dello spettacolo e trovando in molti di essi notizie inedite e mai riportate in nessun altro volume riguardante questo argomento.
Per raccontare Totò, sia nel suo privato che come personaggio pubblico, avete raccolto le testimonianze di altri grandi artisti che lo hanno conosciuto personalmente e con cui ha lavorato sul set. Chi sono e come li avete scelti?
CB: Siamo partiti da un film, uno dei più divertenti tra quelli girati dal principe De Curtis: sto parlando di “Totò contro i 4”, prodotto nel 1963 e diretto da Steno. In questo lungometraggio Totò si “scontra” con quattro colleghi (suoi amici nella vita privata), entrando in contrapposizione con ognuno di loro. Quattro artisti per cui si usa impropriamente l’epiteto “spalla”, termine a mio avviso non consono e oltremodo riduttivo. I quattro erano dei primi attori, dei comprimari al pari di Totò, protagonisti assoluti del cinema del secolo scorso. Tornando alla pellicola, questo film è importante perché – eccezion fatta per Macario – rappresenta l’ultima occasione di collaborazione tra Totò e gli altri grandi artisti.
DL: Più che per raccontare Totò, per raccontare questi quattro primatisti dello spettacolo, che da decenni e decenni sono sempre stati identificati, dal pubblico ed anche da certi critici, come “spalle” del Principe; titolo assolutamente inappropriato per questi grandi colossi del cinema, del teatro di prosa e di rivista. Quindi, era giusto e doveroso riportarli in “scena”, affiancati con il loro Totò, evidenziando gli aspetti, le vicende, le difficoltà vissute nelle loro carriere e nelle loro vite private, assai ricche e principali.
Info: www.focuslibri.it