Pizza, campione Trofeo Caputo a istituzioni: “più attenzione a prodotto artigianale”

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Sono giapponesi e australiani, oltre che napoletani, i clienti che affollano Totò Sapore

il locale di Angelo Ranieri, chef-pizzaiolo e campione del mondo 2017 del Trofeo Caputo nella categoria Pizza di stagione.

Un dato che testimonia quanto interesse è curiosità ci sia in altri continenti rispetto al piatto napoletano di sempre e quanto i Campionati servano ad avere un ritorno di immagine notevole. In occasione dei festeggiamenti, Ranieri ha presentato le nuove proposte gastronomiche oltre, naturalmente alla pizza vincitrice al trofeo Caputo, ben definita nell’impasto e anche nei sapori equilibrati.

Alla serata erano presenti gli organizzatori del Trofeo, Carmine e Antimo Caputo nonché Sergio Miccù, presidente dell’associazione pizzaiuoli napoletani, Angelo Pisani Presidente dell’Associazione Noi Consumatori, Michele Leo Campione del Trofeo Caputo e Umberto Fornito Cavaliere della Repubblica.
Non poteva mancare una degustazione di un piatto tipico della cucina Napoletana: La Genovese. In abbinamento vini di Casa Ranieri e di Spuma66 e le birre artigianali del birrificio Alkimia di Montesarchio. Nello spirito dell’evento, data la presenza dei due campioni Angelo Ranieri e Michele Leo, il Magazine “La Buona Tavola” affiancata dalle Associazioni che rappresentano la categoria dei pizzaioli ha lanciato una petizione per l’impiego di risorse destinate alla valorizzazione in Italia e all’estero dell’arte della pizza Napoletana. “Un impegno – hanno detto – che sia almeno pari alle risorse impiegate attualmente per l’insediamento produttivo di una grande multinazionale, che produrrà pizze congelate da esportare sul mercato globale, portando ad un inevitabile distorsione del classico prodotto che ci ha resi celebri in tutto il mondo”. Angelo Ranieri in qualità di Campione del mondo si fa portavoce dei pizzaioli Napoletani che vogliono difendere la tradizione dell’arte bianca: “Siamo costernati, dover assistere ad uno svilimento della nostra professione da parte delle Istituzioni che dovrebbero essere al nostro fianco. L’insediamento e soprattutto il finanziamento di una fabbrica per la realizzazione di una pizza surgelata in Campania e che verrà esportata in tutto il mondo dà un’immagine distorta di un prodotto tipico napoletano e penalizza un’intera categoria.”

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