Riparte Teatro Deconfiscato; intervista all’ideatore e direttore artistico Giovanni Meola

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IlMezzogiorno.Info è media partner della seconda edizione di Teatro Deconfiscato ed abbiamo intervistato l’ideatore e direttore artistico Giovanni Meola. 

Intervista all’ideatore e direttore artistico Giovanni Meola
Giovedì 7 settembre alle ore 20:30, alla Masseria Ferraioli di Afragola, comincia la seconda edizione di Teatro Deconfiscato, la rassegna di teatro civile ideata dal regista e drammaturgo Giovanni Meola, che ne cura anche la direzione artistica. La manifestazione, come l’anno scorso, si terrà nel bene confiscato alla camorra ad Afragola che in passato è stato scenario dei crimini del clan Magliulo. Da quest’anno il bene, assegnato al Consorzio Terzo Settore formato da associazioni attive sul fronte sociale e di impegno civile, è intitolato ad Antonio Esposito Ferraioli, giovane sindacalista di Pagani e vittima innocente di camorra. La rassegna teatrale prevede tre spettacoli, che andranno in scena 7, 11 e 14 settembre. L’ingresso sarà gratuito: l’intenzione dell’amministrazione comunale, con l’ass.to alla Cultura e di Virus Teatrali, con il contributo del Consorzio che ospita la manifestazione, è quella di restituire il bene alla comunità.

 

Dove nasce l’idea di creare una rassegna di teatro civile in un bene confiscato alla camorra?
L’idea nasce da lontano, da un percorso di lavoro e di attività che da anni mi ha portato a toccare
certe tematiche, sia in teatro che a cinema, come drammaturgo e come regista.
Spettacoli, laboratori, seminari, esiste tutta una mia e nostra progettualità pregressa che, a partire dal 2000 (quindi molto prima dell’epoca che potrei definire ‘gomorresca’), all’interno di un progetto decennale, ‘Teatro & Legalità’, ha coinvolto tantissime persone tra artisti, tecnici, pubblico ed esperti. L’abbinamento tra il teatro e questo tipo di ‘bene’ nasce in automatico durante questo percorso. Avuta l’idea, erano anni che provavo a realizzare questo format originale.
Solo l’anno scorso sono e siamo riusciti con la mia compagnia, Virus Teatrali, a far nascere questo progetto.

Come mai hai pensato alla Masseria Ferraioli ad Afragola?
Sul territorio a nord di Napoli, popolato da quasi mezzo milione di persone, c’è un vero e proprio deserto culturale: non c’è un solo spazio teatrale multifunzionale di capienza compresa tra i 100 e i 300 posti, ovvero quel tipo di spazio in cui la vicinanza e l’energia che si crea nello scambio tra artisti e pubblico rende l’avvenimento in sé forte e, possibilmente, indimenticabile.
Uno spazio simile porterebbe con sé un notevole valore aggiunto: permetterebbe di poter ospitare un tipo di teatro coinvolgente ed emozionante e non necessariamente commerciale, che non è una parolaccia in sé ma lo è nel nostro paese; permetterebbe di creare un polo d’attrazione per giovani dell’intero circondario; potrebbe essere la casa di svariati progetti culturali. Per finire potrebbe essere utilizzato anche da e per associazioni del territorio attente alle politiche di integrazione per i migranti, a cominciare dai corsi di italiano.
Nel cercare, quindi, di realizzare questo progetto su questo territorio mi sono messo alla ricerca di uno spazio confiscato non ancora assegnato e, di fatto, abbandonato per poterlo allestire per un numero di 150 posti a sedere. Nell’auspicio, aggiungo, che questo ‘seme’ possa essere foriero per la nascita di uno spazio del genere in via permanente. Sul territorio, la masseria in questione era l’unica ad avere determinate caratteristiche e così la
scelta è stata quasi naturale.

A quale tipo di pubblico ti rivolgi e chi speri che venga?
Be’, noi abbiamo una prima edizione, quella dello scorso anno, che ci dimostra felicemente che il pubblico intervenuto è stato numeroso, molto composito anagraficamente e molto trasversale. In molti sono venuti anche da paesi limitrofi o da Napoli. E tutto questo in un luogo sconosciuto praticamente a tutti e situato praticamente nel ‘nulla’, dato che c’è poca intesa anche sull’indirizzo stesso del luogo. Io credo che il teatro, almeno quello da me scelto (tenendo presente che in entrambe le edizioni ho invitato compagnie e spettacoli mai prima in territorio campano), abbia tutte le caratteristiche per piacere, interessare, commuovere e divertire una fetta enorme di pubblico.

Quali sono i temi principali degli spettacoli e come li hai scelti?
Così come nella prima edizione il ‘fil rouge’ fu quello del racconto delle tre mafie principali del nostro paese, così quest’anno ho puntato su spettacoli basati su tematiche fortissime in grado di sollecitare le sensibilità di molti, se non di tutti. Diritti umani, immigrazione ed emancipazione femminile sono argomenti vitali. Ma a teatro, ovviamente, ciò che davvero conta non è l’argomento o il tema in sé bensì in che modo il tema si coniuga. Ecco, sono contento di poter dire che i tre lavori di quest’anno hanno la caratteristica comune di essere spettacoli sia commoventi che divertenti, seri ma anche leggeri. Insomma, si tratta di un tipo di teatro, quello che ho privilegiato e scelto, capace di coniugarsi in modalità non piatte bensì articolate e vive.

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