La Fondazione Banco di Napoli ha presentato Osservare Matera. Cultura, cittadinanza e spazi di Mariavaleria Mininni, docente di Urbanistica e Paesaggio presso l’ Università di Matera. La nota ecologa è tornata a guardare Matera, alla luce delle trasformazioni che si sono verificate durante il  percorso dalla candidatura fino alla proclamazione a Capitale Europea della Cultura 2019. La domanda che si è posta l’autrice è capire come possa essere stato rigenerativo un evento che promuove spettacoli, mostre, concerti, grazie a una  politica culturale che utilizza tutta la scena urbana, contribuendo a superare la logica che la trasformazione è solo quella fisica della città piuttosto che nell’emancipazione culturale dei suoi abitanti,  compresi quelli temporanei,  nell’elevare la loro domanda di benessere. «Vale la pena ricordare che la  città, definita vergogna nazionale per le condizioni arretrate in cui vivevano gli abitanti dei Sassi – ha spiegato Mininni – è stata laboratorio urbano meridionale di una proposta riformista lanciata nel Secondo Dopoguerra da Adriano Olivetti, quei Sassi diventati prima patrimonio UNESCO nel 1993 e dopo, luogo simbolico determinante per la proclamazione della città a capitale culturale europea del 2019. Tra gli aspetti più interessanti è emerso che Matera ha provato durante gli anni di candidatura, a misurarsi su un progetto di rigenerazione urbana, grazie ad un programma culturale capace di mettere in tensione il suo passato dialogando direttamente con il futuro». All’incontro, aperto dai saluti del presidente della Fondazione Orazio Abbamonte, hanno partecipato: Michelangelo Russo, urbanista direttore del Diarc, dipartimento di eccellenza Federico II, Gioacchino Garofoli, economista dell’Università dell’Insubria, Dinko Fabris, musicologo,Università della Basilicata, responsabile dipartimento Ricerca e Comunicazione Fondazione San Carlo Napoli. 

«Il ruolo della Fondazione – ha spiegato Abbamonte – è anche quello di rappresentare uno spazio culturale per promuovere il rilancio della cultura come fattore di emancipazione e di crescita della popolazioni, sostenendo progetti, associazioni, portando nella sua sede storica che ospita l’antico archivio del Banco di Napoli, il Cartastorie, un ricco programma di iniziative diventando un punto di riferimento culturale  della città di Napoli, dei territori meridionali e nel quartiere di Forcella». 

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