26 Aprile 2024
“Bisogna voler bene”

Alessandra del Giudice 

“Bisogna voler bene” a cura di Alessandra del Giudice – Intensissimo Silvio Orlando ne “La vita davanti a sé”, al Teatro Nuovo fino a domenica

Silvio Orlando adatta e mette in scena “La vita davanti a sé” del francese Romain Gary (pseudonimo di Emile Ajar), pubblicato nel 1975, in un intensissimo monologo in prima persona in cui è Momò, bimbo di origine araba che vive nella casa al sesto piano senza ascensore di Madame Rose, un ex prostituta che sotto compenso mensile cresce i figli delle colleghe più giovani. 

È la seconda volta che lo spettacolo capolavoro, vincitore de Le Maschere del Teatro Italiano 2022 come ‘Miglior monologo’, va in scena a Napoli dopo il successo del 2020 al Mercadante. 

“Fui chiamato a Torino per una lettura nel 2019 e mi innamorai del testo di Gary così decisi di approfondirlo e portarlo in scena” racconta Silvio Orlando che, dopo la prima, giovedì 13 ottobre, in un Teatro Nuovo pienissimo e scrosciante di applausi, ha salutato i fan che lo aspettavanocon la generosità e l’affetto che lo caratterizzano. 
Il pluripremiato attore, che sceglie con coerenza diinterpretare sul palco e sullo schermo temi e personaggi di grande profondità e spessore umano, in questa sua creazioneva al centro del nucleo fragile e puro dell’essere umano che è il tentativo di dare e ricevere amore. Lo fa a partire dalla cura per i particolari, fin dall’inizio, quando la sua voce calda e accogliente, a sipario ancora chiuso, interrompe il brusio in sala per le classiche raccomandazioni per il pubblico corrette da ingegno e ironia: ‘avete ragione a chiacchierare, a teatro iniziano storie d’amore, di stringono e chiudono legami, tutto questo non potete farlo sul vostro divano …’  

Questo lavoro nasce e cresce in tempo di pandemia, “quando ho avuto tutto il tempo di memorizzare un testo così lungo”racconta scherzando Orlando, che ha fatto una scelta di campo chiara in un tempo crudele quale è quello che stiamo vivendo: di pandemia, di guerra e di morti in mare in cui l’essenza del voler bene così elementare sembra smarrita. L’attore porta sulla scena il dramma di un bambino, figlio delle tragiche migrazioni, che non ha colpe, eppure è vittima del caso che gli ha attribuito come madre una donna obbligata a prostituirsi e come padre un individuo ben poco nobile d’animo.
Silvio Orlando incarna le movenze, la voce, lo sguardo impaurito e stupito sul mondo, di Momo’, traumatizzato e confuso dall’abbandono della madre e alla ricerca di qualsiasi madre possibile. Momò goffo e infantile nel suo tentativo esilarante di esistere e farsi voler bene anche imbrattando la casa di cacca, Momò che si innamora di una donna bionda che gli dà inaspettatamente un secondo uovo dopo che lui haprovato a rubare il primo perché “Un uovo non è solo un uovo”, è gentilezza, è amore.
È meraviglioso il modo in cui Silvio Orlando mostra la paura di amare che è di Momò e di ogni essere umano ferito, attraverso l’amore puro che il bambino prova per un cagnolino. Inizialmente teme di affezionarsi all’animale, poi sceglie di venderlo per il suo bene ad una donna ricca, ma infine si pente l’abbandono e butta via i soldi guadagnati. Un atto simbolico che lo rappresenta e che gli insegna che l’amore vero non si compra e non si vende, non ha prezzo. Questo può essere valido anche nel suo caso, nel mondocrudele e talvolta squallido delle prostitute obbligate a vendere “il culo”, nel quale madame Rose continua a tenere con sé Momò anche non percependo più un guadagno.

Il viaggio iniziatico riporta Momo da dove è partito, svelando una grande verità: che i figli sono di chi li cresce e che è necessario sospendere il giudizio e i moralismi per vedere con il cuore.
Sulla scena seguiamo il bambino, ma anche Madame Rose, in tutta la sua contraddittoria bellezza interiore, col suo corpo sfatto, i suoi ricordi della bella époque, e la sua mente che funziona in modo sempre più intermittente. Silvio Orlando èMomò, è Madame Rose, è il dottore che prende in carico Momò e la sua instabilità emotiva, è un musicista ed è anche una Parigi affascinante e gioiosa perché multietnica. 
Si entra nel mondo di Momò e si resta attaccati alla sedia tra commozione e risate accompagnati con delicatezza tra temi difficili e fortissimi come la follia che è causa o più probabilmente paravento di un assassino maschilista; la convivenza gioiosa tra culture e religioni opposte come l’ebraismo e l’islamismo; il ricordo totemico del nemico assoluto e mortifero Hitler che viene ribaltato in motore di energia vitale dall’ebrea Madame Rose.

È questo mettersi nei panni degli altri di Silvio Orlando che solo grandissimi attori sono capaci di fare con semplicità implacabile che lascia folgorati, durante e dopo lo spettacolo quando si torna a casa e si apprezza l’arricchimento emotivo della visione.

Presentato da Cardellino srl, l’allestimento vede le belle scene di Roberto Crea, il disegno luci di Valerio Peroni, i costumi di Piera Mura che ricreano la Parigi multietnica di Belleville che scorre sottopelle grazie alla musica della fantastica Orchestra Terra Madre, composta da Simone Campa (chitarra battente, percussioni) che cura anche la direzione musicale, Maurizio Pala (fisarmonica), Kaw Sissoko Kora (Djembe), Marco Tardito (clarinetto, sax). Lo stesso Silvio Orlando si unisce alla banda alla fine con un flauto svelando al pubblico il suo amore “non ricambiato” per la musica. In verità Orlando si fa un torto perché l’ensemble è veramente piacevole. 

Lo spettacolo è una storia d’amore di un bambino per una donna che gli ha fatto da madre, è amore per la vita “nonostante tutto”, ma è anche la storia di amore di un grande attore per il suo pubblico.

È un’opera pedagogica, oltre che artistica che andrebbe vista dagli studenti.
Lo spettacolo si chiude con la frase necessaria: “Bisogna voler bene”. Necessario, bellissimo è “La vita davanti a sé” che non a caso inaugura la stagione teatrale 2022/2023 del Teatro Nuovo, in via Montecalvario, 16, e sarà in scena fino a domenica 16 ottobre.

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