GIORGIO MORANDI 1890 -1964

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La poesia di Morandi pittore e incisore al Vittoriano di Roma. In mostra fino al 21 giugno oltre 150 opere, olii, incisioni e acquerelli, che raccontano il maestro bolognese. Il percorso artistico curato da Maria Cristina Bandera copre l’intera carriera di Giorgio Morandi, scomparso nel 1964 a Bologna, città che non ha mai abbandonato.

La sua arte tocca negli anni pochi temi, paesaggi e nature morte: fiori, conchiglie, le celebri bottiglie, oggetti dalle forme originali. “Giorgio Morandi 1890-1964” è un’esposizione comparativa che coglie con completezza il risultato della personalissima ricerca dell’autore. Un viaggio originale che la curatrice ha potuto intraprendere grazie alla sua capacità di raccogliere opere difficilmente reperibili.

Ammirando le sue bottiglie e le scatole di latta, ecco che si comprende come il lavoro di Morandi sia sempre stato orientato, con consapevolezza, verso l’astrazione. Un costante “togliere” per aggiungere. Un approccio quasi da artigiano dell’immagine. E poi i paesaggi, le vedute, opere più o meno note provenienti da collezioni pubbliche e private. In mostra anche alcuni quadri che l’autore aveva deciso di non cedere. Un terzo dei lavori è realizzato con tecnica incisoria, disciplina che Morandi ha insegnato a Bologna dal 1930 al 1956 e per la quale è considerato uno dei più grandi artisti del mondo. A fianco a queste “grafiche” sono esposte le matrici in rame, che permettono allo spettatore di apprezzare maggiormente il lavoro originale. Quasi tutte le matrici sono state donate dall’artista all’Istituto Centrale della Grafica di Roma. 

I contributi critici della Bandera, una delle massime esperte di Morandi, introducono i visitatori nelle sale espositive. Interessanti anche i video, presentati in collaborazione con le Teche Rai, che raccolgono le interviste di Roberto Longhi e Cesare Brandi, i due studiosi che meglio hanno saputo interpretare il valore dell’opera morandiana. Consultabile anche il carteggio epistolare fra i tre, che testimonia il loro rapporto sfociato poi in stima e amicizia.

Visitando “Giorgio Morandi 1890-1964” è possibile accedere a tutte le sale del Vittoriano, che ospitano numerose mostre temporanee.

Le opere di Morandi sono presenti anche ne La dolce vita di Federico Fellini, pellicola del 1960. Memorabili le scene che vedono Mastroianni interrogarsi davanti alle sue nature morte. Il regista riminese aveva intuito la capacità di Morandi di rappresentare l’anima dei semplici oggetti. Sarà Roberto Longhi nel 1973, con il libro Da Cimabue a Morandi,  a consacrare la sua arte. Nel 2008 una retrospettiva del Metropolitan Museum of Art di New York  consegna il suo genio al grande pubblico.

Giorgio Morandi 1890-1964

Roma, fino al 21 giugno 2015
a cura di Maria Cristina Bandera
Catalogo Skira
COMPLESSO DEL VITTORIANO Via di San Pietro in Carcere, Roma

Carmine Luino

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