E’ pronto a tornare in scena, il 2 febbraio a Cappella Orsini, con un monologo tagliente e provocatorio, che mostra un Giacomo Leopardi come nessuno ha visto mai, pochi giorni dopo la discussa fiction Rai. Lorenzo Mereu, giovanissimo attore sardo, è un concentrato di talento e di energia.

“Nel mio cattivo stare” è un testo scritto e diretto da Antonio Mocciola, ma che ti vede da solo in scena. E’ la prima volta che affronti un monologo? Cosa ti ha lasciato la figura di Giacomo Leopardi?

Assolutamente sì. Non solo “Nel mio cattivo stare” è stata la prima volta che ho portato un monologo su un palco, ma bensì la prima volta in assoluto che ho preparato un vero e proprio spettacolo per un pubblico. Sicuramente un battesimo del fuoco che però mi ha stimolato a prendere questo tipo di lavori più in considerazione e a lavorarci su per portarli in maniera più seria e professionale. Parlando della figura di Giacomo Leopardi beh, è buffo che su di lui si sia basato il mio primo spettacolo, poiché ho sempre amato fin dalle piccole poesie affrontate alle elementari, le sue opere. Mi sono sempre trovato molto affine su determinati aspetti del suo pensiero e della sua visione del mondo, molto più complessa della tipica concezione del suo “pessimismo cosmico”, relegata al solo concetto di depressione. Giacomo per molti è ancora tutto da scoprire, e spero che questo monologo porti la gente a informarsi di più su chi era, sul suo tormento, e tutta la sua storia. Merita davvero tanto e sono lusingato di avere l’opportunità di fare “mio” in una maniera, un personaggio di questa rilevanza e di questo calibro.

Lo spettacolo affronta, tra gli altri, il tema della solitudine e della manipolazione psicologica. E’ stato difficile entrare in questo “mood”? Tu ti sei mai sentito solo o “usato”?

Sicuramente non è stata una passeggiata dare vita ad una persona così tormentata, ma purtroppo non sono nuovo a queste tematiche. Mi sono trovato spesso a confrontarmi nella mia vita con persone che hanno giocato con la mia mente in molti modi, specialmente quando non ero ancora ben formato, avendo tanto ancora da imparare sul mondo e sulle persone. Nella mia vita e specialmente nella mia infanzia mi sono ritrovato spesso ad appoggiare opinioni di persone solo per sentito dire, o perché non davo abbastanza importanza alla mia opinione e alle mie idee. Mi ci sono volute tante esperienze per capire di chi fidarmi e quando fidarmi, ma come possiamo vedere dalla figura di Leopardi in questo spettacolo, una manipolazione proveniente dalla famiglia stessa e a questi livelli può portare lesioni emotive irreparabili, segnando drasticamente la vita di una persona, e così anche la sua visione del mondo e di sé stesso, fino ad arrivare al punto di, guardandosi allo specchio, vedere soltanto un cumulo di macerie, un mostro reso tale dalla vita senza apparente motivo.

Lo spettacolo ti ha visto in scena a Roma, negli intimi spazi di Cappella Orsini. E’ stato difficile recitare per un’ora, da solo e completamente nudo, col pubblico che si trova a un centimetro dal tuo corpo, dalla tua voce? 

 Decisamente impegnativo. È stato molto più difficile del previsto, essendo appunto il mio primo approccio ad un’esperienza di questo tipo. Avevo molta pressione, ma solo prima di entrare in scena.
La mia più grande paura in realtà era fare un entrata sbagliata, ma ero conscio che una volta passate le tende e uscito allo scoperto da Giacomo Leopardi, avrei tenuto il sangue freddo, e che mi sarei impegnato al massimo delle mie capacità per dare carne e spirito al poeta. Ciò non toglie che ogni passo che effettuavo nel palco mi dava una scarica di adrenalina indescrivibile. Un’emozione difficile da provare se non si ha mai avuto un’esperienza di questo tipo. A mio parere è un qualcosa che solo il teatro può donare.

Una domanda che può essere utile agli attori che si stanno approcciando ora al mestiere: Che tipo di lavoro tecnico e psicologico hai fatto per superare l’imbarazzo di un’esperienza del genere? La consigliesti ad attori che magari sono un disagio col proprio corpo? Puoi descriverci la sensazione che hai provato quando nei primi secondi, la prima volta, ti sei trovato, da solo, nudo davanti al pubblico? Percepivi il pubblico o sei riuscito ad astrarti? E’ cambiato il rapporto col tuo corpo dopo questa esperienza che di solito si vive in privato e che nel tuo caso è stata pubblica?


Fare uno spettacolo nudo non è un qualcosa che mi sarei mai aspettato di fare nella mia vita, indubbiamente. Tuttavia per quanto mi faccia sorridere dirlo, non ho mai avuto alcun imbarazzo nell’esporre il mio corpo in questo modo. L’essere umano non nasce con indumenti addosso. Nudi, siamo nella nostra forma più naturale, pura, ma al tempo stesso grezza e vulnerabile, e trovo che sia meraviglioso vivere un periodo in cui si sta pian piano abbattendo il tabù del nudo contestualizzato, seppur ancora non completamente. Ma ad ogni modo io non mi sono mai sentito a disagio con il mio proprio corpo, ci sono nato e ci vivo volentieri in tutte le sue trasformazioni degli anni, ed è stato e sarà un onore dare in prestito il mio corpo per incarnare la sofferenza del poeta nei confronti di una situazione così opprimente come quella con la madre. Per quanto riguarda il pubblico? Lo sentivo, lo percepivo, e lo amavo. Adoro dare occhiate al pubblico per renderlo più partecipe e trascinarlo con me in questa storia. Il pubblico fa parte dello spettacolo, a modo suo. Consiglio ad altri attori di farsi coraggio e affrontare sfide recitative di questo tipo, poiché possono arricchire molto in multipli aspetti. Un’esperienza alla quale devi dedicare tanto, ma ti ridarà altrettanto. 

Checché se ne dica, uno spettacolo di nudo integrale (di cui Antonio Mocciola è uno dei capostipiti, ottenendo numerosi riconoscimenti) non lascia mai indifferenti: prima di approcciarti a questo tipo di allestimento, hai avuto perplessità? Da pubblico hai visto mai esperimenti del genere, e avresti mai pensato di esserne un giorno protagonista?

Non sono mai stato spettatore di spettacoli di questo tipo. O almeno, non prima di entrare in questo mondo. Non sono andato spesso a teatro, ma è da un anno che ormai mi ci sono affezionato, sia come attore, e sia come spettatore. La verità è che da tanti anni ormai, avrei voluto intraprendere una carriera di questo tipo, senza averne spesso la chance. Ormai è da un anno che vivo a Roma e mi sono trasferito proprio per inseguire questo sogno. Stento a credere che adesso ho anche solo la possibilità di avere voce in un palcoscenico, e farò tutto quello che è in mio potere per restarci, crescere come attore, e dare vita a spettacoli sempre più di qualità. Sono estremamente lusingato dell’opportunità, e ne farò tesoro. Spero che questo sia solo l’inizio.

 

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