25 Aprile 2024
Perché a scuola dovrebbero insegnare educazione sessuale

Perché a scuola dovrebbero insegnare educazione sessuale – La petizione di tre giovani romani

35 mila sono le firme raccolte da 3 giovani attivisti romani per introdurre l’educazione sessuale nelle scuole italiane.

Un obiettivo, quello che si sono posti Flavia Restivo, Isabella Borrelli e Andrea Giorgini, che è molto ambizioso: educare i giovani e i giovanissimi alla sessualità e all’affetto, e farlo attraverso la scuola. Per realizzarlo, i tre, alcuni mesi fa hanno creato una petizione online sulla piattaforma Change.org: oltre 35 mila persone hanno aderito.

Flavia Restivo, in merito all’iniziativa, spiega: “Ci siamo resi conto che questa richiesta poteva essere portata avanti solo dalla nostra generazione, realmente interessata a cambiare il paradigma sociale di cui siamo schiavi”. Continua: “La petizione nasce anche dai problemi incontrati sulla strada di ognuno di noi, problemi che hanno alimentato la nostra esigenza di provare ad invertire la rotta”.

Uno dei problemi maggiori nel nostro Paese, in questo senso, è che, tra giovani e adulti, tutto ciò che riguarda il sesso è ancora fortemente etichettato come argomento-tabù. I giovani si vergognano a parlarne, gli adulti, a loro volta, preferiscono evitare. 

In questo senso, l’Italia è uno degli otto Paesi dell’Unione Europea che non prevede un programma di educazione sessuale nelle scuole di alcun grado, lasciando gli istituti liberi di scegliere se parlarne e come parlarne. “Una novità – racconta Andrea Giorgini – sarà quella di abbassare l’età per l’educazione sessuoaffettiva. Ci piacerebbe partire dalle scuole medie con l’educazione sessuoaffettiva e dalle scuole elementari con l’educazione all’affettività”.

Ma l’educazione sessuale è uno strumento fondamentale per la conoscenza di tematiche che non riguardano solo il sesso, ma anche affettività e salute. In questo contesto, i dati emersi da un sondaggio condotto dalla Fondazione PRO di Napoli, dovrebbero farci riflettere:

• 8 adolescenti su 10 visitano siti porno ogni settimana;

• 1 su 4 ha rapporti non protetti;

• Il 65% degli intervistati ha dichiarato di non aver mai parlato di sessualità a scuola o in famiglia.

E senza un’adeguata conoscenza dell’argomento, spesso, la pornografia è il modello preso come riferimento dai ragazzi e dalle ragazze più giovani: il rischio che si generino insicurezze, ansie da prestazione e vergogna di sé sono elevati. Senza dimenticare che, per lo più, viene spesso rappresentato solo il piacere dal punto di vista maschile, che rischia di essere considerato come universale.

Educare i più giovani al sesso e all’affettività, dunque, sarebbe un valido strumento anche a livello sociale e nella lotta a pregiudizi e violenza di genere: “La violenza di genere – spiega Giorgini – è il culmine di una cultura di genere fondata sul ruolo del padre e della supremazia maschile. Pertanto, mettere in discussione questo sistema di relazioni fin dall’infanzia ci aiuta a riconoscere il marcio dove esso si annida”.

“Insegnare alle piccole persone che esiste uno spazio personale e un’infinità già dalle materne penso che avrebbe un impatto considerevole sulla vita di ciascuno – spiega Borrelli – Figuriamoci poi alle medie e al liceo parlare di cultura del consenso, piacere, contraccezione, affettività e relazioni. Ho una stima altissima della nostra istruzione: la scuola è stato ed è un grande strumento democratico e anti classista. Dovrebbe, secondo me, fare un passo avanti e sostenere le giovani generazioni anche nello sviluppo emotivo e sentimentale”, conclude. Perché a scuola dovrebbero insegnare educazione sessuale

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