2 Maggio 2024

A cura di Valentina Nasso Wineandthecity, rassegna urbana che ogni anno si reinventa dando accesso a tanti luoghi inesplorati della città che si donano interamente con lo scopo di farsi conoscere entra nell’Istituto Paolo Colosimo di Napoli e accende i riflettori su Blind Vision.
Blind Vision  presente per la prima volta nella rassegna, è un progetto che ha portato luce, un viaggio che parte dal mondo degli ipovedenti tocca le loro difficoltà e ci conduce per mano a scoprire che la vera cecità non è un problema degli occhi.

 

Un mondo alternativo, una realtà sconosciuta che sembra molto lontana eppure ci sono componenti di armonia e di entusiasmo, una capacità di saper prendere la vita nella sua interezza sorprendente. Sergio, è uno dei protagonisti del progetto, è ipovedente, parla di una percezione di ciò che lo circonda valida e completa, delle differenti capacità visive e le paure nel confrontarsi con le persone, la consapevolezza di essere invisibili agli occhi di coloro che godono del dono della vista.
La richiesta di avvicinarsi al mondo, di parlare della loro realtà alternativa e di farsi conoscere è un desiderio comune qui all’Istituto Paolo Colosimo, patrimonio storico sconosciuto ancora a molti napoletani ma grazie all’Assessore Daniele che ha fortemente voluto aprire le porte dell’Istituto incentivando un progetto autentico quale quello di Annalaura di Luggo,”Blind Vision” si auspica una forte condivisione. Blind Vision è un progetto vivo, in cui è grande la voglia di esprimersi, raccontarsi, di raccontare un modo di percepire ciò che ci circonda entrando in un mondo di buio.

Claudio Menna fotografo ipovedente ha collaborato al progetto, utilizzando un linguaggio fotografico con lo scopo di avvicinare, togliere il velo dinanzi agli occhi della comunità accendendo i riflettori su un mondo nascosto ma esistente  e contemporaneamente bendare gli occhi per condividere con gli ipovedenti una percezione più vicina alla loro. Le installazioni nascono per rompere le barriere, attraverso l’arte c’è una velocità di recezione del messaggio e con l’ installazione artistica dallo scorso novembre è questo ciò che si cerca di ottenere un riavvicinamento tra mondi solo apparentemente diversi.

Venti persone dell’U.I.C.I (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti) e dell’Associazione Teatro Colosimo di Napoli hanno lavorato affinché la comunità conoscesse un modo di percepire il mondo usando sensi alterativi alla vista attraverso approcci fisici e tattili, un universo interiore da scoprire. L’iride protagonista delle foto di Annalaura di Luggo che ha letteralmente conquistato passo dopo passo la fiducia e l’amore delle persone che hanno sposato il suo progetto.

L’artista immortala l’unicità di ogni essere umano presente nell’iride con una macchina fotografica da lei brevettata e costruita usando risorse tecniche della scienza oftalmologica.
Questa esperienza va ben oltre la fotografia Annalaura stabilisce uno scambio empatico con il suo soggetto attraverso un’intervista nella quale viene fuori l’aspetto più toccante del progetto, tante confessioni di vita, di difficoltà, di sogni infranti ma soprattutto di grande crescita e vittorie.
Ciò che emerge da questo scambio sono risultati eterogenei, perdere lentamente la vista può diventare una grande scuola di vita, all’inizio la disperazione e rabbia  la consapevolezza della rinuncia di trovarsi dinanzi ad una sfida per provare le capacità di adattamento.

Sguardi apparentemente vuoti ma pieni di significato, misurare le persone con le parole è come guardarle negli occhi. “Noi cogliamo qualcosa che voi non cogliete siete troppo distratti, le immagini affollano la mente talmente tante e perdete il filo delle cose più importanti” così rispondono sorridendo. Imparare a superare le difficoltà sulla nostra strada questo è l’insegnamento che ci regalano e soprattutto vero perché proviene da chi ne ha fatto davvero tesoro. Una visone tutt’altro che cieca della vita, scopriamo una grande dignità della figura del cieco, che semplicemente sta sperimentando l’esistenza da un altro punto di vista. La mission del progetto è di stimolare l’ integrazione culturale, imparare a vivere, la luce prima che fuori è dentro di noi.

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