29 Aprile 2024

a cura di Valentina Nasso Un tesoro custodito da poco più di settemila anime, racchiuso in una pianura alle pendici del versante meridionale del Massiccio Maltese nella provincia di Caserta.


Un tesoro sepolto da secoli di storia, civiltà che si sono susseguite ed hanno lottato per conquistare i suoi territori, ambita dai romani che riuscirono nel loro intento e la trasformarono in una colonia militare, le mura realizzate in opus incertum nè sono testimonianza.
Domenica 20 novembre un press tour in cui diversi giornalisti hanno avuto l’occasione e l’onore di visitare questa splendida realtà fatta di gente semplice, piena di valori forti come le radici degli alberi secolari profondamente radicate nella terra.
Un’ affascinante tavolozza di colori autunnali, il piacere dei sapori di una volta immersi pienamente nella storia, questa è Alife.
Una guida d’eccellenza come i prodotti della sua terra, Gianni Parisi ci conduce per mano alla scoperta di queste meraviglie come solo chi ama profondamente può fare, con un entusiasmo e una passione contagiosa.
Il Castello, in epoca successiva rispetto alla dominazione romana, fortificato dai longobardi e successivamente dai normanni.
L’Anfiteatro fra i più grandi della Campania, un’arena dedicata a sanguinosi combattimenti dove gli uomini dimostravano il loro valore e difendevano la propria vita pregando per ottenere l’ agognata libertà.
Il Criptoporticus dell’antica Allifae, una struttura monumentale chiusa e nascosta con una forma a “U”, i reperti raccolti nel corso degli scavi sono un indicatore interessante della vita economica e sociale della città romana nei suoi aspetti domestici e quotidiani. Il vasellame, in parte recuperato in buono stato di conservazione, e le ossa animali permettono di risalire alla dieta alimentare degli antichi alifani, basata soprattutto sullo sfruttamento intensivo dell’allevamento suino. Non mancano anche altre specie quali ovini, bovini, e animali da cortile.
Il Museo Archeologico di Alife, raccoglie il risultato di diversi scavi di una necropoli preromana, possiede interessanti raccolte di manufatti litici e fittili rinvenuti sul Monte Cila, vasi campani, greci, e sanniti trovati nella necropoli di Alife, terrecotte e vasi di epoca romana, fossili del terziario rinvenuti in varie zone del Matese.
Tra il vasellame spicca un elegante vaso nero di pregevole fattura, si ipotizza come ci dirà il nostro sapiente accompagnatore Gianni Parisi, sia stato un premio ambito per una gara forse tra poeti.
Nello stesso Museo Archeologico un banchetto preparato dallo chef Umberto Ventriglia, giovane talento anch’egli eccellenza di Alife, con prodotti locali.
Della cipolla ed il fagiolo figlie di questa terra, vi sono tracce in epigrafi di scrittori antichi.
Orazio nelle sue Satire fa riferimento alle coppe da vino che si producevano ad Allifae, “Il territorio alifano non era ingrato a Bacco” ritroviamo in scritture antiche, facendo riferimento al “Pallagrello” che ha accompagnato il pranzo preparato con cura dallo chef.

PRANZO:
· Ciceri e tegliarielli
· Pancotto con friarielli e salsiccia di maiale nero
· Zuppa del cannavinaro (cipolla d’Alife e fagiolo cerato)
· Caciocavallo di bufala con marmellata di cipolle d’Alife e pallagrello
· Caciocavallo fresco e ricotta con marmellata di cipolle d’Alife, bergamotto e fava di Tonga

La pasta fresca è fatta con farina di semola rimacinata ed acqua, stesa allungandola tra gli avambracci fino a renderla sottilissima e poi strappata con le mani. E’ stata poi condita con ceci, aglio, pancetta di maiale nero e pepe.
Il pancotto è preparato stufando i friarielli con olio evo (dell’azienda Colline del Matese), aglio e peperoncino. Il pane utilizzato è un pane raffermo cotto a legna e fatto con lievito madre che viene cubettato ed aggiunto ai friarielli e mantecato come un risotto. La salsiccia di maiale nero spadellata e resa croccante ha conferito un tocco di frivolezza al piatto.
La zuppa è il piatto povero di chi era dedito alla coltivazione dei campi, preparata mettendo dapprima a cuocere nella pignata i fagioli (senza metterli a bagno) la sera prima sulle braci del camino fino al giorno successivo (in passato una parte di questi fagioli venivano mangiati per corroborare il fisico nelle fredde giornate invernali e la restante parte, alla quale venivano aggiunte le cipolle, veniva conservata per pranzo).
Il giovane chef sceglie attentamente e con cura i prodotti per le sue preparazioni, la tradizione rivisitata in una chiave particolare gode del tocco di un talento che non dimentica le sue origini e con innovazione le porta a tavola.
Nel pomeriggio la visita al birrificio Karma, un birrificio artigianale: orzo, luppolo, lievito ed acqua miscelati sapientemente danno vita ad un capolavoro Made in Alife.
Infine un tradizionale Presepe che abbiamo avuto il piacere di ammirare: pastori di una ineguaglibile bellezza soprattutto nei piccoli dettagli di un volto umano, fontane, forni che grazie ad apposite illuminazioni sembrano essere davvero accesi, case, colonne, canestri pieni di frutta, e miniature di ortaggi, di carni, di piatti,lo rendeno inimitabile ed unico.
Si conclude il press tour alla scoperta di Alife ed i giornalisti hanno l’onere di diffondere cotanta bellezza.

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