29 Aprile 2024

Quando hai costruito tutto un percorso mediatico per esaltare l’importanza dell’Italia nel mondo, ma anche di chi sta ai vertici del governo, eppoi ti arriva una inaspettata macchia nera d’inchiostro sul progetto, c’è da incavolarsi di brutto, specie se sei  a Washington, al Nuclear Security Summit.
a cura di Elia Fiorillo

E Matteo Renzi, alla notizia che il ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi era implicata in una brutta storia d’informazioni delicate passate al suo compagno, si può ben comprendere come sia rimasto stizzito. Le dimissioni immediate della ministra, salutate con grande “comprensione” dal presidente del Consiglio, era la soluzione migliore per provare a tacitare la questione. Una cosa simile era già avvenuta con Maurizio Lupi, allora ministro dei Trasporti, caduto per un regalo di troppo fatto al figliolo da amici pare interessati a eventuali favori del papà. Altri tempi. L’attuale momento politico è di quelli topici per il governo. C’è il prossimo  17 aprile   il referendum sul “si” o “no” alla continuazione di certe  trivellazioni. Poi il 5 giugno, secondo Alfano, dovrebbero esserci le elezioni amministrative. E, ancora, ad ottobre la madre di tutte le battaglie politiche per il presidente e segretario del Pd: il referendum sulla riforma costituzionale.
Nel suo interno il Partito democratico è in preda sempre più a voglie scissionistiche mal celate.  Ci sono poi gli “aiutini” esterni (leggi Verdini e compagni) al Giglio magico che urtano opposizione e maggioranza, ovvero la minoranza interna del Pd. Insomma, il quadro non è dei migliori per Matteo Renzi che sulla vicenda Tempa Rossa è pronto a farsi interrogare dai P.M. e dichiara che l’emendamento incriminato “è roba mia”.
Era prevedibile, come poi è avvenuto, che le opposizioni “tutte insieme appassionatamente”, con mozioni di sfiducia diversificate tra centro-destra e grillini, sparassero addosso all’esecutivo e al suo leader. Più s’indebolisce l’immagine del governo e del suo capo e più c’è speranza che le consultazioni elettorali diventino un flop per il Pd e i suoi alleati. Non si vede però all’orizzonte una coalizione organica che possa spazzar via e sostituire Renzi e la sua compagnia.
Sulla vicenda Guidi c’è massima prudenza nella minoranza dei democrat. Nessun commento stonato. Troppo pericoloso in questa fase sparare alle spalle del manovratore. Per converso nel centro-destra pare sia ritornata l’unità. I dissapori tra Berlusconi, Salvini e Meloni si sono dissolti, per il momento, come neve al sole. E finalmente il focoso capogruppo di Forza Italia alla Camera, Renato Brunetta, può sparare ad alzo zero sull’ex sindaco di Firenze, ricordandosi i tempi del “patto del Nazzareno” quando, suo malgrado, era costretto a tener la lingua a freno sull’inquilino di Palazzo Chigi. Le dimissioni della responsabile dello Sviluppo economico è stata manna benedetta e inaspettata piovuta dal cielo per il Movimento 5Stelle. Vendetta, tremenda vendetta, anche per le dichiarazioni degli esponenti Pd sulla vicenda – e non solo –  del sindaco di Quarto, Rosa Capuozzo, costretta alle dimissioni per non aver denunciato le pressioni avute dall’ex consigliere grillino Giovanni De Robbio accusato di corruzione elettorale e tentata estorsione, con l’aggravante di aver favorito un’organizzazione mafiosa. Ma soprattutto possibilità di Grillo e Casaleggio di sfruttare l’occasione per rilanciare i candidati del Movimento alle prossime elezioni amministrative, specialmente a quelle di Roma capitale.

Matteo Renzi non si spaventa. Ribatte colpo su colpo alle accuse rivolte a lui come inquilino di Palazzo Chigi e promette querele ai pentastellati. Come finirà? Il Partito della nazione, che non c’è formalmente, voterà la fiducia a “l’ebetino di Firenze” o al “pollo che si crede un’aquila”,  come Grillo ha soprannominato il presidente Renzi. La giostra della politica continuerà,  ma la credibilità dei politici nell’opinione pubblica, purtroppo, registrerà un altro passo indietro. C’è chi ha ricordato nella vicenda “il familismo amorale” descritto nel libro di Edward C. Banfield e di sua moglie Laura Fasano. Siamo nell’anno 1958. Nel libro l’analisi degli autori parte dal borgo di Chiaramonte in Basilicata. Anche stavolta si parla di alcuni  comuni della Basilicata, Corleto Perticara e Gorgoglione dove ci sono pozzi di petrolio che fanno parte del progetto Tempa Rossa. Ma la tematica in questione negli anni duemila  è molto diversa e proprio tutta nazionale. Se fossero vivi i due studiosi ne avrebbero di cose da approfondire.

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