29 Aprile 2024

[su_note note_color=”#bef8b3″]a cura di Elia Fiorillo “Personalmente ho molto a cuore il tema del discernimento. Il discernimento accomuna la questione della formazione dei giovani alla vita…”. Così Papa Francesco si esprime, tra l’altro, nell’intervista rilasciata a Civiltà Cattolica in occasione dei festeggiamenti per l’uscita del n. 4000 del periodico dei padri Gesuiti. E, certamente, di “discernimento” e di “formazione” ne abbiamo un po’ tutti bisogno. Anzi, più si ricoprono ruoli di responsabilità e più dovrebbe esserci il bisogno di approfondire, di studiare, di meditare sulle scelte che si vanno a compiere. Non è che il ruolo ti dà il sapere. E non vale, quando si rivestono cariche di responsabilità, l’aforisma di Eraclito: “Il carattere dell’uomo è il suo destino”. Perché il tuo carattere, quando ad esempio sei il presidente degli Stati Uniti d’America, non può condizionare la sorte di tanti altri esseri umani inconsapevoli. Il 23 settembre 2015 l’allora presidente degli Stati Uniti Barack Obama loda l’enciclica verde “Laudato sì” di Papa Francesco. “Santo Padre, lei ci ricorda che abbiamo il sacro obbligo di proteggere il nostro pianeta, magnifico dono di Dio. E noi sosteniamo il suo appello ai leader del mondo per sostenere le comunità più vulnerabili ai cambiamenti climatici e per lottare insieme alla preservazione del nostro mondo prezioso per le generazioni future”. Papa Bergoglio così risponde ad Obama: “Signor Presidente, trovo promettente che lei abbia proposto un’iniziativa per la riduzione dell’inquinamento dell’aria. Considerata l’urgenza, mi sembra chiaro anche che il cambiamento climatico è un problema che non può più essere lasciato a una generazione futura.” L’enciclica “Laudato sì” fa un elenco dei guasti che la “crisi ecologica” si porta dietro: riscaldamento globale, cambiamento climatico, inquinamento, innalzamento dei mari, impoverimento della biodiversità, distribuzione iniqua del cibo, la carenza e il diritto di tutti all’acqua. Inoltre, accusa l’iniquità planetaria: “il debito estero dei Paesi poveri si è trasformato in uno strumento di controllo”, ma non accade la stessa cosa per lo sfruttamento delle risorse e quello che è “un vero debito ecologico soprattutto tra Nord e Sud del mondo”. Critica, senza mezze misure, la politica internazionale che non è capace di darsi regole per la salvezza del mondo: “È indispensabile creare un sistema normativo che includa limiti inviolabili e assicuri la protezione degli ecosistemi, prima che le nuove forme di potere derivate dal paradigma tecno-economico finiscano per distruggere non solo la politica ma anche libertà e giustizia”. Denuncia la “globalizzazione del paradigma tecnocratico” che si riflette nel consumismo ossessivo e “tende ad esercitare un dominio anche su economia e politica”. Non tutti – cattolici e non – applaudirono Francesco all’uscita dell’enciclica. Stephen Moore, un economista cattolico, definì il Papa “un autentico disastro, parte di un movimento radicale verde anticristiano e anti progresso”. Mentre James Inhofe, il capo della commissione ambiente al Senato americano, dichiarò all’epoca che “il Papa dovrebbe fare il suo mestiere”. Insomma, quando gli interessi personali o di gruppo vengono toccati non ci sono posizioni papali che tengano. Certo, i primi approcci del nuovo presidente degli Stati Uniti Donald Trump alle tematiche contenute nell’enciclica “Laudato sì” non lasciano ben sperare per il futuro. “Lei ha scosso la nostra coscienza dal sonno, ci ha dato fiducia”, diceva Obama al Papa, “per il grande dono della speranza. Santo Padre, la ringraziamo, e le diamo il benvenuto, con gioia e gratitudine, negli Stati Uniti d’America”. “Quale figlio di una famiglia di emigranti”, rispose Francesco all’allora presidente degli Stati Uniti, “sono lieto di essere ospite in questa Nazione, che in gran parte fu edificata da famiglie simili. Mi accingo con gioia a questi giorni di incontro e di dialogo, nei quali spero di ascoltare e di condividere molti dei sogni e delle speranze del popolo americano”. Sono finiti i sogni e le speranze del popolo americano? No, non possono finire. Quando si è insediato il cattolico Trump alla Casa Bianca Papa Bergoglio gli aveva scritto: “In un tempo in cui la nostra famiglia umana è afflitta da gravi crisi umanitarie che esigono risposte politiche lungimiranti e unite, prego perché le sue decisioni siano guidate dai ricchi valori spirituali ed etici che hanno forgiato la storia del popolo americano e l’impegno della sua nazione per la promozione della dignità umana e della libertà in tutto il mondo”. Auguriamoci che “le preghiere” del Papa vengano esaudite.[/su_note]

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