29 Aprile 2024

Definirlo spettacolo teatrale risulterebbe quantomeno improprio. E’ una conflagrazione di immagini, video, suoni, scorci di teatro-danza fortemente connotati alla Pina Baush, performance attoriali incentrate sull’uso del corpo che urla, ama, piange, desidera.

Tema della mise en scene è l’amore, come tema in generale, e dell’amore per la madre dell’attore, autore, regista, Pippo Delbono. Un amore legato alla perdita della madre, il senso del non ritorno palesemente presente ma vissuto come uno dei tanti momenti che hanno scandito il rapporto fra madre e figlio. Una perdita che enfatizza la solitudine umana: come pachidermi che sfregano le loro pelli grossolane l’una sull’altra, sappiamo così poco del nostro prossimo, e rimaniamo animali molto soli.

Nel suo percorso Delbono si avvale di straordinari compagni di viaggio che hanno narrato dell’amore e della sua crudele intensità: ed ecco che il regista interpreta, rigorosamente giù dal palco in una postazione quasi di servizio, estratti dalle opere di Shakespeare, Cechov, Bucher, Kerouac, Weiss, Mistral, Deep Purple, Sedar Senghor.

In “Orchidee” Pippo Delbono porta in scena l’esaltazione della vita e delle passioni, seguendo un ritmo altalenante di scene apparentemente scollegate, ma destinate a create un quadro d’insieme nella visione trasognante che riesce a infondere nello sguardo dello spettatore.

Al di fuori di ogni costruzione la messa in scena risulta essere pura empatia, lo spettatore si scopre coinvolto senza sosta in brevi frammenti che oscillano dal grottesco, in cui rinuncia a ogni standard e provoca la forma del teatro classico, al drammatico che tende ad esaltare i sentimenti di vita e amore. Osservandolo si ha la perfetta consapevolezza di assistere a un percorso mentale in costante elaborazione, in cui tutti i paragrafi precedenti incidono sul prodotto finale e possono essere rimessi in discussione da in qualunque momento.

Ed è costante la sensazione di aver perduto qualcosa, di non sapere dove ci troviamo, forse per aver perso gli ideali, la fede, quella politica, rivoluzionaria, umana, spirituale. Sentirsi figlio di nessuno. Un senso di vuoto ma di unione quello che attraversa tutti i membri della compagnia di Pippo Delbono: persone unite da un filo stretto, non solo attori che lavorano insieme. Una comunione di anime che percorre una strada senza segnaletica.

Dopo il vuoto, Pippo Delbono parte alla ricerca di altre madri, altri padri, altre vite, altre storie, perché non esiste rassegnazione che possa appagare il bisogno vitale di riempire quel vuoto.

In scena al teatro Bellini dal 24 al 29 Marzo, “Orchidee” di Pippo Delbono saprà arricchire il pubblico combattendone gli schemi mentali dall’inizio alla fine.

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