Università, Gianluca Daniele (PD): “Test ingresso svolti in condizioni deplorevoli”.
“Come ogni settembre anche quest’anno si rinnova, per i giovani italiani che aspirano a diventare medici, il test di accesso alle facoltà di medicina. Si tratta di un concorso nazionale che interesserà circa 60.000 persone, in maggioranza donne, che in 100 minuti dovranno affrontare test di cultura generale, chimica, biologia, fisica e matematica.”
Oggi, solo a Napoli alla Federico II ci sono stati 4.000 partecipanti, 3.500 alla SUN, ognuno di loro ha dovuto pagare 100 euro per garantirsi la possibilità di accedere al test, molti hanno preso parte al corso di preparazione, a pagamento, che le università hanno tenuto a giugno, tanti altri hanno dovuto prepararsi con corsi privati, spesso molto onerosi: il solo test produce un giro di denaro che, senza dare alcuna garanzia di accesso alla facoltà di medicina, grava sulle famiglie delle aspiranti matricole.
Non voglio entrare nel dibattito sulla legittimità o meno dei test di ingresso, ma è chiaro che ogni giovane dovrebbe avere libero accesso alla facoltà che ritiene maggiormente attinente alle proprie peculiarità, senza doversi giocare il proprio destino professionale in 100 minuti, avendo la possibilità di ricevere un’adeguata formazione ed esperienza accademica e, prima, un adeguato orientamento alla facoltà più adatta che lo guidi e lo accompagni nella scelta giusta. Inoltre, non trovo molto coerente continuare ad imporre i test di ingresso con la drastica riduzione degli iscritti all’università e, in modo particolare, a medicina e con gli obiettivi europei che ci imporrebbero di aumentare il numero dei giovani laureati fino al 40% rispetto al nostro attuale 20%. Di questo passo si rischia di passare dal timore di avere troppi medici disoccupati o precari al non averne a sufficienza.
In questo quadro, poi, si innestano tutti i problemi che ogni anno fanno fioccare ricorsi, spesso vinti, rispetto alle irregolarità dei test ma, soprattutto, non ci si adopera per mettere gli studenti nelle condizioni ottimali allo svolgimento dei test: aule prive di finestre e aria condizionata in cui dover attendere dalle 8 alle 11 l’inizio del test in condizioni per nulla favorevoli, rischiando di dover fare una prova fisica e psicologica ancor prima che culturale.
Come membro della commissione Istruzione, Cultura e ricerca scientifica del Consiglio regionale mi attiverò, anche con il Presidente della Giunta, affinché almeno le problematiche più elementari e facilmente risolvibili, come le condizioni in cui si fanno i test di tutte le facoltà della nostra regione, vengano risolte, in attesa che si definisca un percorso nazionale che porti a strade alternative come, ad esempio, quella francese che prevede un percorso formativo di un anno che definisce, in maniera più concreta, le reali peculiarità e caratteristiche del candidato a quella specifica professione”.