Si parte con “Qualcuno volò sul nido del cuculo” la nuova stagione del Teatro Bellini

Uno spettacolo intenso, una storia indimenticabile, una messa in scena che coinvolge dall’inizio alla fine e regala insospettabili attimi di sincera spensieratezza; Lo spettacolo Dale Wasserman, tratto dall’omonimo romanzo di Ken Kesey, la cui versione cinematografica diretta da Miloš Forman è una pietra miliare della storia del cinema.

 

La storia viene trasposta nell’ospedale psichiatrico di Aversa, nell’anno 1982.

Il regista di questo spettacolo, Alessandro Gassman, Trasportando l’ambientazione nell’ospedale psichiatrico di Aversa, pone l’accento condizioni dei soggetti psichiatrici in un periodo, il 1982, periodo in cui si affacciava con sempre maggiore urgenza sulla scena sociale il tema del trattamento dei degenti di ospedali psichiatrici.

Una scenografia d’impatto accoglie gli spettatori: una struttura a due piani di un padiglione luminoso, sotto, con alte vetrate e gabbiotto, e, sopra, uno più oscuro di celle per i pazienti cronici, il gruppo di malati disturbati è tenuto sotto una rigida disciplina dagli operatori della struttura con a capo una suora laica, Suor Lucia, inflessibile, rigida. L’ordine di Suor Lucia verrà messo a soqquadro dall’arrivo di Dario Danise, interpretato dal bravissimo Daniele Russo, un delinquentello che si finge matto per evitare il carcere pensando di cavarsela in tempi brevi.

Dario porterà nell’ospedale psichiatrico una ventata di entusiasmo che, unita alla sua inaspettata profonda umanità, incoraggerà i sette fragili “pazzarielli”, ciascuno con una precisa inflessione regionale, lì rinchiusi volontariamente per la paura di affrontare il mondo fuori, a prendere coscienza del fatto di essere vivi, risvegliando in loro il diritto di esprimere liberamente emozioni e desideri, di poter assumere il controllo della propria vita, e la speranza di essere liberi.

Ma il disordine generatosi dalla vitalità prorompente di Dario avrà gravi conseguenze nella vita dei degenti, e proprio Dario pagherà a caro prezzo l’aver tentato di restituire la speranza a persone che si sentivano sconfitte e finite.

Uno spettacolo che funziona, emoziona, commuove e fa sorridere, rivelando l’umanità profonda che si cela in quelle persone che vivono a margine della società, proprio perché in quella società non si ritrovano. E allora, si preferisce vivere isolati in un microcosmo, in attesa che accada qualcosa che risvegli le coscienze.

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