E’ pronto a riportare in scena un testo che tante soddisfazioni gli ha dato in giro per l’Italia: Salvo Lupo sarà ancora un minatore “caruso”, nudo nel ventre della sua Sicilia. Lo abbiamo incontrato per una breve intervista.

“Nel ventre” é un ritratto lancinante di una realtà che, da siciliano, forse senti particolarmente. Come è nato e come si è sviluppato questo spettacolo?

“Lo spettacolo nasce da un’idea di Antonio Mocciola di voler raccontare la drammaticità di un evento tanto lontano da noi nel tempo quanto vicino nelle tematiche attuali. Come spesso ripeto, la condizione dei carusi delle zolfare per certi versi non è tanto diversa dalle condizioni lavorative che noi ragazzi oggigiorno dobbiamo affrontare. Per quanto riguarda il sentirmelo particolarmente vicino, questo era inevitabile, anzi è servito pure ad arricchire lo spettacolo portando nel testo altri aspetti della vita di noi siciliani, come per esempio il rapporto del protagonista con i propri cari.”

Lo spettacolo affronta, tra gli altri, il tema della solitudine. E’ stato difficile entrare in questo “mood”? Tu ti sei mai sentito solo o incompreso?

La solitudine e l’incomprensione sono attualmente due dei mali più profondi della nostra società. Lo abbiamo visto dopo la pandemia, che tornando alla vita di tutti giorni ci siamo sentiti un po tutti (soprattutto i ragazzi) soli e incompresi, come se per certi versi la quarantena non fosse mai finita. Io per mia fortuna non posso dire di essere solo, tuttavia questi aspetti in un qualche modo hanno sempre contraddistinto la mia vita, soprattutto nei rapporti sociali. Personalmente ho sempre interpretato la cosa in modo molto razionale, infatti non credo che la colpa sia degli altri o mia, penso piuttosto che c’è una forte mancanza di comunicazione collettiva dovuto a questo nostro continuo isolamento, e quello che dobbiamo fare e prenderne atto e capire come migliorare quest’aspetto sociale.

Lo spettacolo è andato in scena diverse volte, spesso in spazi molto intimi, e ti vede in scena sempre nudo. E’ difficile recitare per un’ora, da solo e completamente nudo, col pubblico che si trova a un centimetro dal tuo corpo, dalla tua voce?

Solo all’inizio è dura, in tutti gli spazi dove sono andato in scena ogni debutto era difficile, perchè avevo a che fare con un pubblico diverso, ma soprattutto con uno spazio diverso. Di fatto il disagio non era tanto lo stare nudo davanti ad un pubblico, piuttosto era prendere familiarità dello spazio nuovo con il proprio corpo che creava inizialmente tensione.

Una domanda che può essere utile agli attori che si stanno approcciando ora al mestiere: Che tipo di lavoro tecnico e psicologico hai fatto per superare l’imbarazzo di un’esperienza del genere? La consigliesti ad attori che magari sono un disagio col proprio corpo? Puoi descriverci la sensazione che hai provato quando nei primi secondi, la prima volta, ti sei trovato, da solo, nudo davanti al pubblico? Percepivi il pubblico o sei riuscito ad astrarti? E’ cambiato il rapporto col tuo corpo dopo questa esperienza che di solito si vive in privato e che nel tuo caso è stata pubblica?

“Secondo la mia esperienza personale, io non ho mai avuto problemi o imbarazzi nello stare nudo, questo perché avevo un’ancora molto forte dalla mia parte, ovvero il testo. Ciò che dovrebbe spingere un attore a compiere atti molto forti in scena è la consapevolezza di avere qualcosa da raccontare; la storia della nostra specie è caratterizzata anche da eventi drammatici come questi, e noi in quanto interpreti abbiamo il dovere di raccontarli. Fintanto che c’è un autore che ha scritto qualcosa che vale la pena di interpretare, lo farò; in caso contrario non mi sarei mai permesso di andare in scena nudo se avessi avuto a disposizione un testo non all’altezza da dovermi spingere fino a questo punto. Il pubblico finora ha assimilato questa cosa, tant’è vero che se all’inizio ha trovato un sentore di disagio nel vedermi in scena, dopo i primi cinque minuti nessuno più ci faceva caso.”

Checché se ne dica, uno spettacolo di nudo integrale (di cui Antonio Mocciola è uno dei capostipiti, ottenendo numerosi riconoscimenti) non lascia mai indifferenti: prima di approcciarti a questo tipo di allestimento, hai avuto perplessità? Da pubblico hai visto mai esperimenti del genere, e avresti mai pensato di esserne un giorno protagonista?

Di spettacoli che presentavano scene di nudo ne ho visti parecchi, avevo pure messo in conto l’eventualità che si sarabbe presentata una proposta del genere, come avevo spiegato nella domanda precedente, il mio timore si sarebbe presentato nel caso in cui il testo non fosse stato scritto in modo tale da saper contestualizzare una cosa così forte come un nudo in scena, fortunatamente la penna di Antonio è una garanzia, sia da un punto di vista di soddisfazione personale che per quanto riguarda la riuscita dello spettacolo.

 

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