Piume di Diamante: è il titolo del libro, edito attraverso la piattaforma di self-publishing Youcanprint, che, come recita la sinossi, racconta “Sette frammenti di vita e di legittima ricerca della felicità nonostante gli sgambetti dell’esistenza. Sette modi di essere nel mondo con tenacia, trasformando le smorfie di dolore in sorrisi e il veleno in medicina”.
Eleonora, Valeria, Claudio, Giusi, Gloria, Lisa, Tania, raccontano un piccolo pezzo del loro percorso, della loro sfida con la disabilità e l’esistenza, ma lo fanno, appunto, come “piume di diamante”.
In occasione della pubblicazione del libro, Il Mezzogiorno ha intervistato Valeria Pace e Eleonora Caputo, coautrici e curatrici del libro.
Com’è nato il progetto del libro e cosa lo caratterizza?
Piume di Diamante nasce da un’idea. Un’idea alimentata dal desiderio di donare al mondo occhi nuovi coi quali guardare la disabilità, superando la concezione che essa rappresenti una condizione insuperabile. Il libro racconta i frammenti delle nostre vitale, esistenze che legittimamente ricercano felicità, trasformando le smorfie di dolore in sorrisi e il veleno in medicina.
Il titolo, “Piume di diamante”, accosta un elemento effimero e leggero a qualcosa che vuol rappresentare l’eternità. Cosa vuol indicare e chi lo ha scelto?
Il titolo piume di diamante è stato scelto da tutti noi. Ci siamo sentiti immediatamente rappresentati da un titolo che contenesse in sé parte di ciò che noi siamo. Le piume di diamante sono infatti delle piccole crepe presenti all’interno di un diamante. In generale questi difetti possono rendere meno prezioso il diamante rischiando anche che si rompa durante l’intaglio. A noi piace invece pensare che questi difetti causati dalle nostre rispettive disabilità ci abbiamo reso invece più preziosi. Noi siamo le piume e il diamante, siamo le increspature e la luminosità del diamante. Siamo pieni di crepe che abbiamo valorizzato come la tecnica Kintsugi utilizzata dai giapponesi e con la quale i vasi rotti vengono riparati attraverso l’unione dei cocci con della resina (che fa da collante) mista a oro, argento o platino. Noi abbiamo deciso di scendere a patti con le nostre crepe, conoscendo ogni loro più piccola imperfezione, le abbiamo accettate, un lavoro faticoso e lungo che continuerà per sempre, le abbiamo impreziosite con qualcosa che riesce persino a nasconderle agli occhi di chi ci guarda, e siamo diventati più forti e brillanti.